Anita, Sara, Michela. Tre nomi in più da aggiungere al tragico elenco delle vittime della strada. Tre giovanissime uccise da lamiere che si accartocciano dopo uno scontro tra auto. E il rischio di vedere il dolore di tre famiglie dimenticato in uninfinita statistica senza sentimento. Una statistica che stavolta rischia anche di essere bugiarda. Perché Anita, Sara e Michela sono morte di sera, tornando da una serata con amici. Ma non erano andate a ubriacarsi o a drogarsi, non tornavano da una discoteca stanche o con i riflessi appannati. Erano le 22, e loro erano di ritorno da una mostra mercato sullartigianato. Buttare il loro ricordo nel qualunquismo delle stragi dei giovani sarebbe lultimo oltraggio a queste ragazze.
La loro auto, una Opel Agila, mercoledì sera viaggiava sullAurelia appena fuori Sanremo quando, allinterno di una galleria, è stata centrata in pieno da un Suv che dopo aver iniziato un sorpasso aveva già urtato unaltra auto. Al volante dellAudi Q5 che ha provocato la strage cera Gianmaria V., un avvocato civilista di 44 anni. Drogato? No. Ubriaco? Macché. Stravolto dalla musica? Escluso. I test cui è stato sottoposto hanno confermato che era in perfette condizioni quando si è messo alla guida e rientrava da una serata al circolo del tennis. «Ho avuto un malore, ho perso il controllo dellauto», è tutto quello che ha detto alla polizia stradale che lo ha interrogato. Su questo dettaglio ci saranno da fare ulteriori verifiche da parte degli agenti che intanto hanno ricostruito la dinamica dello schianto fatale.
Su come siano andate le cose, peraltro, ci sono pochi dubbi. A testimoniare il sorpasso in galleria da parte del Suv che ha invaso la corsia opposta ci sono i segni sullasfalto e soprattutto la testimonianza degli scampati allincidente. Quella dei ragazzi che viaggiavano insieme alle tre ragazze. E quella dei due fidanzati la cui auto è stata centrata per prima dallAudi Q5, un cuneese di 27 anni e una ragazza di 25 residente a Sanremo. Tutti salvi, al massimo medicati in ospedale per qualche ferita comunque non grave.
Per le tre ragazze, tutte di 21 anni, invece non cè stato nulla da fare. Anita Baronio e Sara Cerioli sono morte sul colpo. Michela Carassale è stata estratta viva dalla carcassa della Opel Corsa. Le sue condizioni sono però apparse subito disperate. I medici del reparto rianimazione dellospedale di Sanremo hanno tentato limpossibile per salvarla ma si sono arresi dopo alcune ore.
Ai parenti e ai tanti amici non è rimasto che raccogliersi per lultimo saluto alle tre ragazze. Nella camera mortuaria dellospedale ci sono state anche parole di rabbia e di accusa nei confronti delluomo alla guida del Suv.
I genitori di Michela, soprattutto, sono esplosi: «Quelluomo ha ammazzato tre ragazze e nessuno è venuto a spiegarci come sia potuto succedere. Vogliamo giustizia».
Ora tocca al sostituto procuratore Maria Paola Marrali lavorare per individuare le responsabilità della strage di mercoledì sera.
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