Gianandrea Zagato
Che lUdeur milanese proponga Filippo Penati come candidato sindaco, be non è una notizia. Gira e rigira spunta sempre il suo nome. Dimostrazione che, da quelli parti, non sanno più che pesci pigliare. Prova che, tra i partiti dellUnione, regna la confusione. E, intanto, il tempo passa e allorizzonte non si vede lavversario del sindaco del centrodestra. Ma, soprattutto, (ri)presentare per lennesima volta la candidatura di Penati è unaffermazione, forte e chiara, di debolezza: vuol dire che, al di fuori del diessino alla guida della Provincia, non si dispone di altri uomini in grado di tentare lassalto a Palazzo Marino. E che nemmeno si crede sulla possibile discesa in campo di Umberto Veronesi, di Ferruccio De Bortoli e del prefetto Bruno Ferrante. Nomi di peso gettati periodicamente nel tritacarne elettorale dai partiti del centrosinistra.
Valutazioni, queste, dettate dalla cronaca, quella che fornisce un quadro piuttosto desolante dello stato dei lavori del Cantiere, think tank voluto da Margherita e Ds. Serbatoio didee sulla città che non riesce neppure a produrre uno straccio di documento unitario, nemmeno quel «protocollo dintesa sullattuazione del progetto di città metropolitana» che ipotizza la segreteria provinciale del partito di Clemente Mastella. E proprio nella scarna nota stampa targata Udeur si intravedono le ragioni che alimentano il malessere del Cantiere, «ostacoli burocratici e politici». Quelli che impediscono lauspicata «candidatura unitaria»: speranza che, quindi, consiglia a Nando Dalla Chiesa di bocciare lautocandidatura di Antonio Di Pietro e, perché no, pure di sminuire, «è una scelta personale», laltra antocandidatura di Roberto Caputo interna alla Margherita. Trovate che non fanno breccia nellUnione, che allunisono sono commentate con un «che cazzecca?» di lontana memoria.
Espressione dettata con un velo di sarcasmo, quello stesso che suggerisce a Rifondazione di mettere una croce sopra sul nome del direttore del Sole24Ore, De Bortoli, «niente da dichiarare, siamo militanti del partito comunista italiano», e di pompare la possibilità delle primarie, visto che gli altri dellUnione sembrano «a corto di idee». Primarie dove però i Verdi mettono in gioco non solo De Bortoli e Di Pietro ma anche loncologo di fama internazionale, Veronesi: «Nomi di prestigio, nomi da votare alle primarie di ottobre». Quelle stesse primarie dove, sostenuto dallUdeur, ci dovrebbe pure essere Penati: «Io le considero utili perché possono aiutare il percorso di forte dialogo tra lUnione e la società milanese» dice linquilino di Palazzo Isimbardi.
Nessun accenno al dettaglio che così impostate, le primarie, rischiano di spaccare ulteriormente il fronte. Timore paventato, in verità, nel chiuso delle sedi, dai dirigenti diessini che, comunque, non credono affatto nella volontà di un candidato di prestigio a sottoporsi al giudizio della base magari con tanto di bocciatura. Fotografia che, secondo Dalla Chiesa, risponde a una precisa strategia, «ho la sensazione che questo improvviso amore per le primarie da parte di chi non le ha mai amate nasconda un progetto di candidatura per ora non disposta a dichiararsi».
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