Sorpresa sulle note di Verdi: mamma Rosa ritrova l’amica

Migliaia di milanesi davanti al maxischermo in Galleria: «Uno spettacolo sontuoso»

La sorpresa prende corpo nella sala da thè di fianco alla platea del Teatro dal Verme. Alla Scala, intanto, si accordano gli strumenti. La signora Rosa Berlusconi, la mamma più famosa d’Italia, ha spaccato il minuto arrivando dall’ingresso sul retro. Un saluto al volo all’assessore Mariolina Moioli, che intanto corre alla Scala dopo il discorso ai fortunati anziani dei circoli ricreativi, invitati dal Comune. Poi «mamma Rosa» fa giusto in tempo a salire al piano ammezzato prima che l’ascensore si blocchi, per una ventina di minuti, con dentro l’eurodeputato di Forza Italia Mario Mantovani e altre sei persone. Assistita dall’onnipresente governante, posa la pelliccia in guardaroba, si sistema l’elegante abito blu notte e si prepara ad accomodarsi sotto il palco. È questo il momento scelto per il fuori programma.
Un’altra signora dai capelli bianchi entra nella stanza. Rosa Berlusconi la riconosce immediatamente. Un abbraccio, un sorriso, il silenzio che racconta più dei ricordi. È Irma dalla Baggina, l’amica d’infanzia incontrata quasi per caso un anno e mezzo fa durante una visita al Pio Albergo Trivulzio e poi sentita soltanto per telefono. L’assessorato alle Politiche sociali, qualche settimana fa, ha telefonato alla sorella Marta per organizzare l’incontro. Ora potranno guardare l’una vicina all’altra il capolavoro di Verdi, in una serata speciale com’è per due milanesi come loro quella di Sant’Ambrogio. La signora Rosa è visibilmente emozionata. «Eravamo insieme alle elementari, era una bravissima modista. Conservo ancora i cappelli che nessuno sapeva disegnare come lei». L’Aida passa quasi in secondo piano. «È bella - dice - mi piace tanto». Non c’è più tempo per i convenevoli, è ora di entrare in platea. Il maestro Riccardo Chailly guida l’orchestra per l’esecuzione dell’inno nazionale e quindi dà il là alla prima tanto attesa. Finalmente i vigili del fuoco liberano dall’ascensore l’onorevole Mantovani e il suo seguito. A fine spettacolo, la signora Rosa commenta: «I cantanti e gli attori sono stati più che bravi e complimenti anche alle scene di Zeffirelli. Mi piace sempre venire qui e stare con persone della mia età».
In galleria Vittorio Emanuele qualcun altro prende posto. È il migliaio di milanesi che non è riuscito a conquistare un biglietto per le poltrone rosse scaligere, per il dal Verme e per gli Arcimboldi. Si accontentano delle sedie pieghevoli portate da casa, o di stare col naso all’in su sotto il maxischermo. Le immagini trasmesse in diretta luccicano più dell’albero di Swarovski. Pure al cameriere egiziano del McDonald’s brillano gli occhi, a bocca aperta sulla porta d’ingresso. «Magnifica, imponente, grandiosa»: gli aggettivi si rincorrono tra la folla. La signora Clementina, habitué della galleria, applaude alla prima come «al simbolo di Milano, nonostante i costi e il caos, nonostante tutto». Renata, «pucciniana convinta», non aveva mai visto l’Aida. «È bello ascoltare musica nel salotto di Milano». Renato e Vittoria, una coppia che passa una romantica serata sulle note di Verdi. «Mio padre - sussurra Renato - era un cantante lirico. Mi disse una volta: con l’età di avvicinerai all’opera. Aveva ragione. Questa Aida è sontuosa». Eppure Fabio, studente, di anni ne ha venti. È seduto per terra come a un concerto rock e aspetta il secondo atto. «Sembra strano ma sono un appassionato.

Metterei un maxischermo per ogni opera lirica, i biglietti costano troppo». E mentre c’è chi si commuove, la signora Silvia segue lo spettacolo col libretto del nonno, costo in copertina 2 lire. «Musiche straordinarie. Ma la scenografia...quella è un pochino ridondante».

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