RomaHa tentato, fino alla fine, il compromesso, anche cercando di blandire lopposizione. Poi a tarda sera, durante la seduta fiume del Consiglio regionale, le dimissioni. Un addio che apre le porte al voto anticipato in Sardegna, a febbraio (entro 60 giorni, ndr), e che è più che altro un arrivederci, visto che ha già annunciato lintenzione di ricandidarsi.
Il presidente della Regione Renato Soru conferma le dimissioni. Lannuncio in Aula, durante una seduta fiume estenuante, con oltre 60 iscritti a parlare. «Confermo le dimissioni ha dichiarato Soru e lo faccio serenamente perché so di avere dato il meglio di me in questi anni. Da dopodomani consegno le chiavi e sarò in giro per i paesi della Sardegna a raccontare cosa abbiamo fatto in questi anni e a presentare un programma».
È andata male a Renato Soru, già inventore di Tiscali, ora editore dellUnità. A poco sono serviti i contatti frenetici. Il Consiglio che doveva discutere le dimissioni, e scongiurare il ricorso anticipato alle urne, è stato caratterizzato da unatmosfera tesa. Il governatore, incapace di sanare la frattura allinterno del Pd, si è presentato nel pomeriggio in veste dialogante (che non gli è consueta), con un discorso teso a coinvolgere persino lopposizione. Soru ha provato a giocare la carta della modestia: «Chiedo scusa al Consiglio se anche stamane ho preso delle ore preziose per riflettere - ha esordito - ... Lho fatto per ascoltare le altre parti sociali, economiche, politiche... Ho ascoltato sindaci, sindacati, consiglieri, esponenti autorevoli del centrodestra come il senatore Beppe Pisanu. Ci hanno richiamato tutti allassunzione di maggiore responsabilità». Quindi il tentativo di tirare in ballo il centrodestra: «Ci sono stati da diverse parti appelli bipartisan per migliorare la capacità di lavoro del Consiglio regionale. Ci sono cose che possiamo fare insieme per il bene della Sardegna. Se questo è condiviso da tutti e anche dalla minoranza, credo che possiamo riprendere il lavoro da dove labbiamo lasciato... ». Ma lappello viene ritenuto pretestuoso e tardivo da Forza Italia, e il capogruppo consiliare Giorgio La Spisa, lo rigetta con durezza: «Non è più tempo di trattare, caro presidente. Lopposizione non ci sta».
La tensione si consuma anche nella successiva riunione dei capigruppo, disertata dallopposizione. E il primo intervento alla ripresa dei lavori, da parte dellazzurro Pietro Pittalis, fa capire che il clima non è cambiato. Anche la legge urbanistica, casus belli della crisi, è un «pretesto cinico e freddo abilmente utilizzato da Soru», ha aggiunto Pittalis.
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