Controcultura

Sorvoliamo le polemiche e ricordiamo Italo Balbo

L'Istituto di Storia contemporanea accampa esclusive inesistenti. E non accetta il confronto

Sorvoliamo le polemiche e ricordiamo Italo Balbo

Mentre la mostra di Banksy chiude a palazzo dei Diamanti a Ferrara con più di 65000 visitatori, si accendono le polemiche per la mia decisione, in qualità di presidente di Ferrara Arte, di dedicare una mostra a Italo Balbo. Sono noti a tutti i suoi meriti nelle imprese aeronautiche, culminate nella Trasvolata dell'Atlantico, proiettata in una dimensione mitologica.

Nel 1926 gli viene affidato, con la carica di sottosegretario al ministero dell'Aeronautica, il compito di creare una vera forza aerea militare, che corona la sua passione per il volo. Un ulteriore riconoscimento arriva nel 1928 con la promozione a generale di squadra aerea, seguita qualche mese dopo dalla nomina a ministro dell'Aviazione. Nel periodo tra il 1930 e il 1933 è egli stesso a misurarsi vittoriosamente come trasvolatore, guidando dapprima una squadra di idrovolanti da Orbetello a Rio de Janeiro e, successivamente, un'altra squadra dall'Italia al Canada e poi negli Stati Uniti, dove è accolto trionfalmente. È ricevuto dal presidente Roosevelt, e in onore suo e dei suoi equipaggi viene organizzata una grande parata. Gli è anche intitolato un viale a New York. È il secondo italiano a ricevere simili onori, dopo Armando Diaz alla fine della guerra del '14-18, e Mussolini lo nomina Maresciallo dell'Aria.

Ripreso il suo lavoro di ministro, si concentra sugli aspetti militari dell'aeronautica, ma la sua posizione non è più così solida. I successi e la popolarità lo contrappongono a Mussolini che decide di «ricollocarlo», assegnandogli un incarico apparentemente prestigioso come quello di governatore generale di Tripolitania e Cirenaica, che nel dicembre 1934 vengono unite. In realtà, Mussolini ha relegato il gerarca ai confini dell'impero. Clamorosa è la posizione di Balbo anche rispetto alle persecuzioni razziali contro gli ebrei, che ne riscattano l'immagine.

È dunque il momento di studiarne senza fanatismi e senza pregiudizi la figura. Una proterva iattanza e una totale assenza di rispetto per le istituzioni fanno comicamente recitare agli antagonisti, con un atteggiamento di superiorità incomprensibile, attraverso la citazione di un pensatore reazionario come Cioran, «un profondo disagio, per lo più derivato dal triste spettacolo delle polemiche scatenate dall'ipotesi di allestire una mostra fotografica dedicata alla trasvolata oceanica» di Italo Balbo. Nessuna polemica e nessun «percorso espositivo» annunciato da me, tanto meno in contrasto con la mostra progettata dall'Isco (Istituto di Storia contemporanea) e rivendicata dalla signora Quarzi che lo presiede. Solo fantasie e confusione di ruoli.

Io ho semplicemente confermato la programmazione di Ferrara Arte, istituzione da me presieduta, ipotizzando e auspicando un coordinamento di iniziative per la mostra su Italo Balbo, affidata alla cura del massimo studioso del personaggio: Giordano Bruno Guerri. Casualmente, incrociando la predetta signora, che presume una esclusiva sul gerarca fascista, sono stato informato del suo lodevole progetto, e mi è stato intimato di non pensare a iniziative che vadano oltre la trasvolata, forse ritenuta meno fascista della impresa libica o della amicizia con il podestà ebreo di Ferrara, Renzo Ravenna, e con Nello Quilici, padre di Folco, abbattuto nell'incidente aereo di Tobruk. Ho semplicemente tentato di dire che la mostra era istituzionalmente programmata da Ferrara Arte e che sarebbe stato opportuno collaborare, scatenando una incomprensibile alzata di scudi per una contrapposizione che non c'era e che non c'è.

Vedo che, senza alcun confronto e discussione, pretendendo una insensata esclusiva su Balbo e sulla storia, e rivendicando naturalmente «una attività di promozione della ricerca scientifica», come se gli altri si muovessero con mezzi approssimativi e artigianali, la signora Quarzi esclude ogni collaborazione del suo Istituto con me. E ha ragione: io infatti non c'entro nulla, e non ho proposto metodi e modelli. Né avrei mai pensato di collaborare con lei, come non ho fatto in tanti anni. Ho semplicemente annunciato il titolo di una mostra, con un curatore che non sono io. La valutazione dei metodi e del merito va tutta al professore Guerri, illustre storico e specialista provato di Balbo. Ma i pregiudizi, senza confronto e attenzione per gli altri, sono l'espressione di una presunta superiorità culturale propria di una visione giudiziaria della storia.

Per quello che mi riguarda, io ero semplicemente amico fraterno di Folco Quilici e, attraverso di lui, del figlio di Balbo, Paolo, frequentato a Roma, e persona desiderosa che io approfondissi la conoscenza del padre in numerosi incontri, e affidandomi suoi studi, documenti e memorie che ho gelosamente conservato. Con lui, con Folco, con Guerri abbiamo parlato di restituire a Italo Balbo l'onore e il merito che gli spettano, nel rigore di una ricerca storica documentata e corretta, senza pretese agiografiche o celebrative, o supposte indulgenze, proibite dal dogma del politicamente corretto e dalle intimazioni della signora Quarzi. Paolo Balbo non chiedeva indulgenza per il padre, ma pretendeva obbiettività storica, e giudizio sereno, come Guerri ha sempre garantito. «Custode della memoria», la sua devozione alla figura del padre lo induceva a difenderne la memoria non solo dalla faziosità di certo antifascismo, ma anche dai tentativi di strumentalizzazione della destra. Il dialogo con me era aperto e franco, e non occorreva che io chiedessi a Guerri di interpretarne fino in fondo lo spirito. Non credo che dovremo rispettare le prescrizioni e i limiti stabiliti dalla signora Quarzi.

Per quello che mi riguarda, chiamato in causa senza ragione, per una idea o proposta, nel mio legittimo ruolo di presidente della fabbrica o «officina ferrarese» delle mostre (non di curatore), manterrò fede alla amicizia con Paolo, chiedendo al Sindaco e all'ufficio Toponomastica del Comune di Ferrara di istruire la pratica per dedicare una strada o una piazza all'universalmente ammirato trasvolatore. Non di più, mi raccomando!

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