Sos Pro loco: intrappolate dai burocrati europei

Alberto Giannoni

Con la bellezza di 60mila soci, le novecento Pro loco lombarde (sulle 6mila italiane) sono un mondo importante e in continua evoluzione.

Le Pro loco nel territorio svolgono una funzione di promozione turistica e sociale. E hanno dimensioni molto diverse, con bilanci annui che vanno da 15mila a 300mila euro per gli enti più grandi, che spesso di avvalgono di dipendenti. Quello delle professionalità interne è un nodo attualissimo per le Pro loco, sopratutto nelle piccole realtà di provincia. Fondamentali sono i rapporti con i Comuni (vige una convenzione con Anci), quotidiani i problemi burocratici e legali, spesso legati alle attività di autofinanziamento. Le Pro Loco non sono semplici distaccamenti dei Comuni: camminano con le loro gambe, spesso con grande fatica, e hanno bisogno di visibilità e supporto. I Comuni, d'altra parte, sono in cronica difficoltà economica ed è in questo quadro che diventa cruciale il rapporto con l'Europa e i suoi bandi. Una giungla difficile da attraversare anche per i tecnici, a maggior ragione per chi opera da volontario.

Questo mondo chiede un aiuto per districarsi nel ginepraio della burocrazia e accedere ai finanziamenti europei. Di questo si è parlato ieri alle Stelline con «Pro Loco e Unione Europea, promozione e protezione del territorio» con l'eurodeputato di Forza Italia Stefano Maullu, il presidente regionale dell'Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d'Italia) Pietro Segalini, insieme a docenti ed esperti. Con cento presidenti di associazioni lombarde, è stata l'occasione per una sorta di «stati generali» delle Pro Loco della Regione, con numeri, dati, problemi e con un quadro completo della situazione e dei progetti per il 2017.

Sotto la lente in particolare

il Fondo europeo di Sviluppo regionale e gli strumenti per candidarsi a ottenere sovvenzioni e fondi comunitari, ma anche l'idea di macro regione alpina che prevederà un'attenzione particolare a questo genere di attività.

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