Sottosegretario ds perquisito: «Aiuta un sodalizio criminale»

Sottosegretario ds perquisito: «Aiuta un sodalizio criminale»

nostro inviato a Potenza

E sono due. Dopo essere finito sott’inchiesta per un finanziamento dell’Unione europea da 10 milioni di euro per la realizzazione di allevamenti di bachi da seta (mai realizzati), il sottosegretario diessino allo Sviluppo Economico, Filippo Bubbico, si ritrova nei guai un’altra volta. Perché? Per essere «il punto di riferimento politico apicale - scrive il pm di Catanzaro, Luigi De Magistris - di un sodalizio criminale in grado di condizionare l’attività delle istituzioni attraverso collusioni con magistratura, forze dell’ordine, amministrazioni comunali, Regione Basilicata, ministero per lo Sviluppo della attività produttive e ministero della Giustizia». È questo il motivo per cui gli hanno perquisito casa e ufficio, al pari delle abitazioni e dei luoghi di lavoro di altri presunti sodali del «centro di potere occulto capace di consolidare ed alimentare il proprio potere per interessi personali e di gruppi»: dal procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, all’avvocato Giuseppe Labriola fino al dirigente della squadra mobile di Potenza, Luisa Fasano, moglie del deputato della Margherita, Salvatore Margiotta (indagato pure lui insieme al questore Vincenzo Mauro).
Nelle oltre 130 pagine del decreto di perquisizione, il pm collega con un unico filo i quattro perquisiti. Del senatore ds, per cominciare, esalta il ruolo di riferimento politico «in una logica trasversale degli schieramenti, il cui collante appare essere quello del perseguimento di affari, in particolare nel ghiotto settore dei finanziamenti pubblici, altro collante tra i centri di affari lucani e calabresi, le cui ingenti somme appaiono rimpinguare non solo le tasche dei privati ma (leggere bene) anche degli stessi partiti politici». Per il sostituto procuratore di Catanzaro, dunque, «l’esponente di primo piano dei Ds ha un ruolo chiave, all’interno del sodalizio, per la realizzazione degli affari unitamente al signor Michele Cannizzaro», che altri non è se non il marito del pm Felicia Genovese, al centro della guerra fra toghe alla procura di Potenza, per la quale è stato disposto il trasferimento d’ufficio.
«Bubbico - si legge sempre nel decreto - assume un ruolo centrale nell’organizzare il percepimento illecito di fondi pubblici, garantisce la capacità di intervento nella gestione della sanità, rappresenta il collante tra quella parte della politica, della magistratura e degli imprenditori che fanno e tentano di fare affari in violazione di legge». È presente sempre e in ogni luogo. Ha le conoscenze giuste in procura, e come racconta il gip Alberto Iannuzzi non si fa problemi a farsi vedere in tv insieme a magistrati importanti: «Un episodio inquietante riguarda il sostituto procuratore generale Gaetano Bonomi - osserva Iannuzzi - che a distanza di qualche giorno dalla richiesta di rinvio a giudizio per Bubbico, all’epoca dei fatti presidente della giunta regionale, veniva ripreso in tv proprio a fianco del senatore Bubbico durante il congresso dei Ds (...). Tale comportamento appariva a dir poco inopportuno, esprimendo un atteggiamento di “collateralismo” nei confronti di un noto uomo politico nell’ambito di un procedimento delicato e di grande risonanza». Con riferimento all’esistenza di presunte «strutture parallele» a disposizione della procura per indagini delicatissime, è sintomatico uno stralcio della deposizione del pm anglonapoletano Henry John Woodcock: «L’utilizzo della polizia municipale era pari a sei elementi, poi a seguito delle richieste del sindaco (Vito Santarsiero della Margherita, ndr) i vigili scendevano a due. E il sindaco con ulteriori note richiedeva anche il rientro di queste due unità. Il tentativo di allontanare gli addetti della municipale avveniva in un momento in cui la procura di Potenza aveva in corso attività investigativa di indubbia rilevanza».
Coincidenza ribadita a verbale dalla vigilessa Maria Carmela Senatore, che sottolinea le pressioni ricevute dai superiori per lasciar perdere Woodcock: «Il comandante ha sempre lasciato trasparire l’esistenza di un insistere da parte del sindaco, e alla domanda a che cosa si dovesse tanto interesse, ha ipotizzato che c’era qualcuno sopra il sindaco che spinge, lasciando trasparire la circostanza che tali pressioni provenissero da ambienti politici vicini al sindaco, che è della Margherita come il deputato Salvatore Margiotta, marito del capo della squadra mobile Fasano che per due volte ha chiesto chiarimenti verbali sulla nostra permanenza in procura».


A proposito della Fasano, ecco l’atto d’accusa del pm: «Attraverso il suo ruolo di dirigente di polizia, al fine di favorire il ruolo politico del marito importante esponente della Margherita in Basilicata, al fine di ostacolare l’attività investigativa condotta da taluni magistrati e appartenenti alle forze di polizia, prestava le proprie funzioni in modo da non garantire il genuino atteggiamento dei procedimenti, cercando di influire sul corretto svolgersi degli stessi».

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