Souvenir di un viaggio in India

Intorno al 1854, un anonimo viaggiatore francese di cui conosciamo solo le iniziali P.N. lasciò l’Europa alla volta dell’India. La fotografia era ancora agli albori (i primi apparecchi portatili risalgono al 1880), ed egli non aveva altro modo, per catturare le immagini del fantastico mondo che lo aspettava, che racchiudere nel proprio baule, carta, matite e poche tempere. I suoi venticinque disegni acquerellati, veri appunti di viaggio, sono esposti per la prima volta presso la galleria Vangelli in via Margutta 35 (fino al 10 dicembre). P.N. affrontò un viaggio lunghissimo e disagevole, in quanto il Canale di Suez non era stato ancora aperto; sbarcato forse in Turchia, costeggiando la penisola arabica, arrivò ad Aden, per poi proseguire fino alle coste dello Yemen. Da lì giunse finalmente a Bombay, allora sotto il controllo della Compagnia britannica delle Indie Orientali, che in quegli anni raggiungeva la massima espansione. Pescatori, incantatori di serpenti, aristocratici, fachiri, sacerdoti, poliziotti e condannati, furono ritratti dall’anonimo viaggiatore con matita immediata, sincera e fedele, che descriveva, oltre ai costumi e alle acconciature degli indigeni, anche i dettagli della natura, la semplicità dei villaggi, le differenze sociali tra l’umile casta dei Soudras e quella irraggiungibile dei Bramini. Ancora, scene di matrimoni, di una pira funeraria, di punizioni corporali pubbliche. Al margine dei fogli poche, scarne - e tuttavia preziose - indicazioni. I soggetti sono trattati con essenziale buon gusto, senza fronzoli interpretativi, con l’intento di fermare nella memoria la società indiana, in un tempo di grandi evoluzioni. P.N. visitò il regno di Travancore, dove il sistema delle caste era rigidissimo, proprio nel momento in cui il nuovo credo Ayyavazhi, con il suo messaggio di dignità sociale, cominciava a scardinarlo.

In quel periodo il Maharajah Marthanda Varma abolì la schiavitù e promosse una campagna di modernizzazione del il paese. Grandi riforme la cui portata sfuggiva alla visuale del viaggiatore francese, che tuttavia ci ha lasciato l’attenta e sensibile testimonianza di un mondo scomparso.

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