«Come spacchetterei le Fs pensando all’Ue»

da Milano

I conti semestrali delle Ferrovie dello Stato, diffusi nei giorni scorsi, fanno emergere un miglioramento del risultato netto: una perdita di 279 milioni contro i 1.121 dello stesso periodo del 2006. «C’era una quota importante di partite straordinarie nel precedente bilancio» commenta Roberto Scaramella, partner della società di consulenza Bain & Company ed esperto di trasporti, che aggiunge: «Andrebbe fatto un confronto analitico con i conti di un anno fa. È consuetudine che i nuovi amministratori delegati creino accantonamenti per il risanamento nel primo anno di gestione e questo fa automaticamente emergere dei miglioramenti l'anno successivo. Inoltre, sarebbe necessario capire se i parametri industriali (esempio: disponibilità dei treni e livello di manutenzione) siano peggiorati a fronte del miglioramento economico». Le Fs promettono un risanamento a breve, col pareggio di gruppo nel 2009. «È possibile, soprattutto grazie al previsto esodo di 7-8mila dipendenti, che darebbero risparmi per 4-500 milioni. In realtà sia le voci di ricavo sia le altre voci di spesa offrono spazi di manovra minimi».
Ma la sfida che si profila per le Ferrovie è un’altra. A Bruxelles sono in corso di definizione le norme che regoleranno la liberalizzazione del trasporto ferroviario in Europa. «La prospettiva dev’essere quella di irrobustire il nostro sistema dotandoci di strumenti e mentalità nuovi per prepararci a competere - afferma Scaramella -. Occorre il coraggio di dividere i segmenti di attività, oggi uniti sotto un’unica holding, per affrontare il mercato con modalità più agili».
La nuova architettura, secondo Scaramella, va affrontata organizzando autonomamente le diverse tipologie. «Il trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza, compresa l’Alta velocità - spiega - è quello che ha più vocazione al mercato. Oggi il fattore di riempimento è basso, il 50-60%, e va migliorato anche utilizzando la variabilizzazione delle tariffe. (Esempio: biglietto più caro alle 8 del mattino, più conveniente nella tarda mattinata). Qui le logiche di mercato sono naturali, come l’ingresso di altri operatori». «Poi - continua Scaramella - c’è il Trasporto regionale, che è un servizio di natura pubblica nell’interesse di Stato e Regioni, in una logica di sovvenzione. Qui è possibile, senza intaccare l’interesse pubblico, l’ingresso di privati in società a partecipazione mista, sul modello tedesco: ma solo, ovviamente, nelle regioni che offrano opportunità di business. In società regionali (pubbliche o miste) potrebbe entrare poi quella parte del trasporto cargo che ha il compito di raccogliere le merci sul territorio diffuso per trasferirle negli interporti. Le merci che viaggiano sulle grandi direttrici hanno invece una forte vocazione «business»; ma qui le Fs non possiedono una sufficiente massa critica e necessitano di partnership internazionali».
Infine, a monte di tutto, c’è la rete dei binari. «L’esperienza britannica ha insegnato che la rete deve restare pubblica.

Immagino un’Authority autonoma, che risponda al ministero, che affitti a società private e pubbliche l’infrastruttura. La sua logica dev’essere quella di valorizzare le infrastrutture e di manutenerle in sicurezza e ripagarsi attraverso l’indotto generato e non soltanto attraverso le tariffe applicate».

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