Spalletti: «È ora di vincere per dimostrare chi siamo»

Il tecnico: «Basta con la doppia sfida Trofeo da giocarsi in novanta minuti»

Spalletti: «È ora di vincere per dimostrare chi siamo»

da Roma

Dici Inter e pensi a un tabù da sfatare. Dai nerazzurri del Trap all’inizio degli anni ’90 fino all’armata invincibile di Roberto Mancini, la Roma è sempre capitolata nelle partite che hanno assegnato trofei di casa nostra. L’ultima volta è stata nell’agosto scorso, quando a San Siro i giallorossi persero la Supercoppa dopo aver gettato al vento un vantaggio di tre reti. E dopo il campionato nel quale la Roma ha perennemente inseguito prima di rassegnarsi al ruolo di seconda forza, quest’estate il duello potrebbe spostarsi sul mercato: sull’asse Roma-Milano si viaggia tra la comproprietà di Pizarro, ancora in dubbio per il match di oggi a causa di una fascite (il club di Trigoria per riscattarlo dovrà versare a Moratti 6,5 milioni di euro), l’interesse nerazzurro per Chivu, Mexes e il brasiliano Mancini, il vecchio sogno spallettiano rappresentato da Adriano. Nel mezzo il possibile «derby» per il difensore viola Dainelli.
Intanto oggi si va in campo per il primo round della finale di coppa Italia, che da tre anni è un affare tra giallorossi e nerazzurri. Da due sulla panchina giallorossa c’è Luciano Spalletti, al quale gli esigenti tifosi della capitale chiedono finalmente un trofeo. «Vincere la coppa sarebbe il giusto premio a quello che hanno sviluppato i nostri calciatori nel biennio - dice il tecnico toscano, chiamato a invertire la tendenza negativa -. La Roma, lo dico da addetto ai lavori, ha già aperto un ciclo, però poi bisogna anche vincere. Secondo me abbiamo fatto grandissime cose, ma tutti se ne accorgeranno solo se riusciremo ad alzare la coppa».
Spalletti sa di partire sfavorito, non crede a un’Inter con la pancia piena dopo lo scudetto. Ecco che lancia una proposta: «Mi piacerebbe che si giocasse una finale di coppa Italia unica, avrebbe più fascino e non si rischierebbe di favorire una squadra. Le statistiche, infatti, dicono che chi gioca in casa il ritorno parte in vantaggio e spesso alla fine vince». Il tecnico della Roma ha battuto di recente l’Inter (il 18 aprile), rimandando di qualche giorno la festa tricolore dei nerazzurri. «Loro sono una squadra fortissima e quadrata, ha vinto lo scudetto strappandolo a tutte le altre. Insomma, è la squadra migliore e non credo che arriveranno più morbidi. Conosco i calciatori, so che sono abituati a competizioni importanti e quando scendono in campo danno il loro meglio. Ma la partita è apertissima, ho le stesse sensazioni dei miei giocatori, che sono ottimisti».
Alla fine Spalletti ha dovuto accettare la decisione dell’orario pomeridiano. «Bisogna attenersi alle regole, se è stato deciso così ci saranno state ragioni giuste per farlo.

Ora dobbiamo essere i primi a dare l’esempio per far cambiare idea a chi prende queste decisioni. Se ci sono dei violenti, cercheremo di convincerli a comportarsi meglio. Chi porta un coltello allo stadio non è un tifoso, ma un idiota. A Milano? Sarebbe giusto giocare alle 18 anche il ritorno».

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