Spalletti si allarma: «Se ci deprimiamo tutto è più difficile»

Dov’è finita la Roma che incantava l’Italia e l’Europa? Se lo chiedono i tifosi giallorossi dopo la sconcertante sconfitta di ieri a Palermo (1-3). La prima batosta della stagione, che getta una luce inquietante anche sulle precedenti due partite ufficiali, la Supercoppa persa solo ai rigori ma in cui la Roma era stata lungamente dominata dall’Inter e il brutto pareggio interno alla prima di campionato contro un Napoli per quasi un tempo in dieci. Con un contorno di assenze e infortuni che se da un lato funge da alibi dall’altro preoccupa non poco per il prossimo futuro: che si chiama CF Cluj dopodomani in Champions League e Reggina in casa sabato prossimo. Alla mancanza di Totti, Perrotta, Juan e Mexés già previste ieri si sono aggiunte altre due tegole: la defaillance di Vucinic che non è nemmeno entrato in campo, lasciando il posto a Okaka e la contrattura che ha costretto De Rossi ha uscire prima dell’intervallo. Per cui, complice anche qualche cambio tattico, la squadra che nel secondo tempo ha cercato di non affondare a Palermo assomigliava ben poco a quella tipo che giocava a memoria l’anno scorso. La Roma ha finito con in campo i soli Pizarro, Panucci e Doni che l’anno scorso erano titolari, più Cicinho e Aquilani che partivano spesso dalla panchina. Per cui non c’è da sorprendersi se un Luciano Spalletti particolarmente rabbuiato - ma di sorrisi nelle ultime settimane sul suo volto se ne sono visti pochi, per la verità, rifiuta ogni raffronto: «Un anno fa era un anno fa, quest’anno le cose sono cambiate», taglia corto. E quindi, come spiegare questa sconfitta, senza ricorrere ai piagnistei delle assenze? Intanto con gli episodi. «Quando non riesci a far gol e ti concedi leggerezze le partite si possono perdere». Poi con qualche debolezza caratteriale questa sì antica: «Noi appagati dopo dieci minuti? Sono 3 anni che facciamo questi discorsi, la nostra squadra ogni tanto abbassa la guardia». Ma guai a parlare di una squadra che non segue più come prima il tecnico di Certaldo: «Questa è una brutta allusione. A meno che voi giornalisti non sappiate qualcosa che non so nemmeno io». Di certo c’è bisogno di un’analisi più approfondita. «Abbiamo commesso due o tre disattenzioni a livello tattico. Abbiamo lasciato troppo spazio tra difesa e centrocampo e non doveva accadere. La Roma che deve crescere ancora e deve far meglio nella lunghezza della partita». C’è un pericolo depressione? Spalletti dice di no, ma tra le righe si legge una certa preoccupazione: «Non so se la sconfitta influirà in Champions League, ci sta di perdere le partite e bisogna riorganizzarsi. La strada è difficile e lunga in campionato. Se ci si fa succhiare nel vortice della depressione è dura. Ci si confronta e si riparte. Il risultato negativo se si esaspera crea problemi. Ma a me sembra che sia tutto sistemabile». Unico sorriso per Julio Baptista: «Ha giocato una buona partita. Si è liberato più di una volta per il tiro. Una punizione eseguita bene».
Chi vede il bicchiere più pieno che vuoto è Rodrigo Taddei, forse reso ottimista dal ritorno in campo: «La Roma è sempre la stessa, abbiamo sempre voglia di vincere. Chiediamo ai tifosi un po’ di pazienza perché questa squadra tornerà ai livelli degli anni scorsi. Mancavano oggi dei giocatori importanti, il Palermo ha giocato un buon calcio sfruttando le occasioni che ha avuto. Tre, quattro volte ci sono stati falli su Aquilani non fischiati. Chissà perché gli arbitri sbagliano sempre contro la Roma... A che punto sono? Sono all’80 per cento della mia forma e spero di tornare presto al massimo».

Sperava in un esordio migliore in giallorosso Simone Loria, che però è convinto: «Questa sconfitta è dovuta agli episodi, abbiamo preso il gol dell’1-1 e siamo andati negli spogliatoi, dopo il rientro loro sono partiti forti e sono passati in vantaggio su un episodio e hanno preso fiducia, noi abbiamo provato a recuperare ma non avevamo tanta lucidità e il gol del 3-1 ha chiuso la partita».

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