da Roma
Al termine del corteo pro Palestina, Oliviero Diliberto era furibondo. Colpa di «quattro imbecilli, provocatori per conto terzi» che avevano rovinato la manifestazione. «Magari sono pagati da Calderoli», aveva aggiunto. Ieri, in risposta alle censure venute dalla Cdl, ha lamentato: «È assolutamente strumentale mettere sullo stesso piano un gesto compiuto da quattro imbecilli, se non addirittura provocatori, compiuto a margine di un corteo pacifico e contestato dagli altri manifestanti, con quanto è stato fatto dal ministro Calderoli...». Dimenticando forse che era stato lui il primo ad associare i due episodi.
Il segretario del Pdci non ha ribadito né spiegato le accuse allex ministro leghista. «Da anni - si è limitato a osservare - la Lega e Calderoli inneggiano allo scontro di civiltà e al razzismo...». La vera spiegazione dellindebito accostamento potrebbe allora risiedere nel sostanziale fallimento del corteo, che ha visto sfilare qualche migliaio tra militanti del Pdci, esponenti dei Cobas e «irregolari» di varia provenienza. «Non capisco perché questanno mi hanno lasciato solo...», ammetteva lo sconsolato Diliberto, che ce laveva con Rifondazione, di cui erano presenti solo qualche centinaio di simpatizzanti della minoranza (in testa Ferrando). Bertinotti si era infatti dissociato per tempo, intravedendo una piattaforma pericolosamente sbilanciata, senza il principio «due popoli, due Stati».
La condanna ai facinorosi che hanno bruciato una bandiera di Israele e inneggiato alla strage di Nassirya è stata comunque unanime. Lo stesso segretario del Pdci ha definito «increscioso» lepisodio e si è detto «indignato» alla pari del figlio di una delle vittime di Nassirya. Anche il verde Paolo Cento ha precisato che «gli slogan sui nostri soldati morti sono gravi e inaccettabili: è stata una provocazione che ha offuscato i contenuti della manifestazione. La prossima volta bisognerà farsi carico di allontanare chi strumentalizza queste manifestazioni con slogan che offendono il sentire comune».
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