nostro inviato a Mendrisio
Sarà Italia-Spagna, ancora una volta. Negli ultimi dieci anni, quattro volte mondiali noi e quattro volte mondiali loro. In un certo senso, a Mendrisio sarà pure spareggio: chi vince, passa in vantaggio.
Curiosità per curiosità, diciamo pure che sarà il match tra una squadra, la nostra, nota ormai in giro per il mondo, in inglese come in francese, proprio con questo nome maiuscolo, la Squadra, e la nazionale più disunita, spaiata, dilaniata dell'intero panorama, cioè quella iberica. Però attenzione, vale fino a questa mattina, sulla linea di partenza. In seguito, giro dopo giro (19 per 262 chilometri totali), la situazione potrebbe ribaltarsi completamente. Mai come quest'anno ci sono stranezze in ballo: la Squadra azzurra non ha più un leader indiscusso come Bettini (passato in ammiraglia: anche se è alto la metà, ormai forma con il cittì Ballerini un'inscindibile coppia di gemelle Kessler), e senza un leader vero si cerca di inventarci un clone con Damiano Cunego.
Ma lo dicono tutti a parole, cercando di autoconvincersi, perché in effetti il Piccolo Principe ha le belle virtù del killer per corse in linea, ma nella realtà non ha ancora sviluppato una personalità dominante. Se è libero da pressioni ed è libero di muoversi, può fare qualunque cosa. Se ha tutti i pesi addosso, non sempre regge. Ed è così che sotto la corale investitura a Cunego covano le debite precauzioni. Ballerini tiene pronti i Basso (per la corsa durissima) nonché i Pozzato e i Ballan per un finale da improvvisare. Cioè a dire che mai come stavolta la Squadra potrebbe finire per frantumarsi tra mille equivoci, tocca a me, tocca a te, tornando a un classico di epoche lontane che tante sconfitte ci è costato.
Dall'altra parte del ring, l'esatto contrario: la Spagna ha tante primedonne convinte di vincere in proprio, vedi il dopato a piede libero (per verdetto italiano) Valverde, l'astutissimo Sanchez e la gattamorta Freire (che a forza di morteggiare ha già vinto tre mondiali). Però c'è un però: ci sta che ad un certo punto, per mille motivi, i grandi rivali finiscano per capire in modo naturale come convenga a tutti lavorare per uno solo di loro. A questo punto, complicato per gli italiani capire quale sia. Marchi Freire e se ne va Sanchez, marchi Sanchez e si libera Valverde. Un po' com'è successo l'anno scorso a parti invertite: gli spagnoli marcavano Bettini, lui rimase fermo, via libera a Ballan e a Cunego, primo e secondo.
È il fascino di stampo vagamente scacchistico del campionato mondiale. Alla fine ha ragione solo chi vince. E gli altri, in un modo o nell'altro, finiscono sempre sotto processo. Non deve illudersi il cittì Ballerini: anche se ha vinto gli ultimi tre, tutti si aspettano il quarto. Già statisticamente è impresa epocale (casualmente, nessuna nazione c'è mai riuscita), senza il superspecialista Bettini lo è ancora di più. Eppure, comunque corrano i suoi azzurri, un'eventuale sconfitta avrà le stesse, scontate conseguenze: il processo. Non si può dire che la sua panchina sia in bilico - i metalli preziosi sin qui vinti gli garantiscono una buona rendita -, ma il suo mito di genio infallibile sì. È la dura legge del mondiale: tutto in un giorno. Per questo, Forza Ballerini e Forza Italia. Niente paura.
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