Bangkok Altri tre civili uccisi, oltre a quattro feriti nei due giorni precedenti che non ce lhanno fatta. La terza giornata di guerriglia urbana a Bangkok è stata meno cruenta delle prime due, ma un grave episodio avvenuto la notte scorsa (prima serata in Italia) ha riacceso prepotentemente i riflettori sulla grave crisi thailandese: un albergo di lusso del centro della capitale è finito sotto attacco costringendo un centinaio di persone a rifugiarsi in un seminterrato.
Lhotel attaccato è il Dusit Thani, che si trova nella zona controllata dai ribelli antigovernativi. Un testimone ha raccontato di essere stato svegliato da una potente esplosione, seguita da una sventagliata di mitra. A quel punto lo staff dellalbergo ha dato ordine ai clienti di raggiungere il seminterrato per ragioni di sicurezza. Ordine che è stato eseguito in una calma surreale.
A Bangkok la determinazione dei militari sta logorando la resistenza delle «camicie rosse», che ora - dopo 33 morti e oltre 230 feriti in tre giorni - chiedono di fermare la violenza e tornare ai negoziati, magari con la mediazione dellOnu. La risposta del governo però è stata: «Arrendetevi».
Allesterno del bivacco dei «rossi» militari e manifestanti sono entrati in contatto sporadicamente, quando gruppi di dimostranti hanno cercato di far avanzare le loro barricate di pneumatici, lanciando petardi e razzi artigianali verso le linee dellesercito. Rispetto ai primi due giorni, i militari sono sembrati più misurati nellaprire il fuoco; tuttavia, non esitano a sparare non appena i dimostranti mostrano di volersi avvicinare. «Non vogliamo altri morti: chiediamo allesercito di fermare le uccisioni», ha detto Nattawut Saikua, uno dei leader. Poco prima un altro capo, Jatuporn Prompan, aveva invocato un intervento del re, «la nostra unica speranza».
Con la situazione sul campo in sostanziale stallo, pur respingendo la richiesta di negoziato, le autorità cercano ora di prendere tempo, stringendo anche finanziariamente il cerchio attorno alla protesta. Dopo aver ordinato la chiusura degli uffici pubblici a Bangkok nei prossimi due giorni la task-force militare che gestisce la crisi (Cres) ha annunciato di aver congelato i fondi di 106 società o persone collegate a Thaksin, considerato il finanziatore a distanza della protesta.
Un blitz finale contro la «città» delle camicie rosse non è da escludere. Specie dal pomeriggio di oggi, quando scadrà lultimatum delle autorità ai manifestanti nellaccampamento per evacuare donne, bambini e anziani, promettendo di non perseguire anche eventuali uomini che volessero uscire per non rientrare più. Al momento, però, non si segnalano numerose adesioni.
Sembra inoltre crescere la rabbia della gente anche nel popoloso nord-est, la roccaforte dei «rossi».
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