Giacomo Susca
Stilisti, scrittori, dj. Creativi, insomma. Chi meglio di loro può dire se quella dei graffiti è arte o solo vandalismo? E cosa ne pensano della proposta dellassessore comunale alla Cultura, Vittorio Sgarbi, di istituire unarea di 3500 metri quadri, il Museo del Contemporaneo in Bovisa, dove i «writer» possano sbizzarrirsi senza temere il pugno duro della legge?
Philippe Daverio, esperto darte ed ex assessore della giunta Formentini, sottolinea la distinzione tra «pittura parietale, una vera e propria forma artistica, e le tag che rovinano il decoro urbano». È «assolutamente favorevole» alliniziativa promossa da Sgarbi, anche se sullidea di aprire ai graffitari mostre a loro dedicate, ritiene che «siano di competenza privata. Semmai - aggiunge - il Comune può sovvenzionarle; in ogni caso, serve cautela nel dare spazio a giovani esordienti. È meglio conoscere a fondo il valore di ciò che si espone». Anche Lorenzo Marini, pubblicitario, apprezza la decisione di destinare un luogo opportuno alla creatività dei giovani armati di bombolette. «Più che interrogarsi sul fatto che siano o no artisti, bisogna fare i conti con questa esigenza di comunicazione. È naturale che la politica cerchi di incanalare in qualche modo le istanze ribelli della società - osserva - il problema è che il graffitaro è come un vietcong: lavora di nascosto e fuori dal controllo, in periferia». Marini considera inoltre «lodevole» listituzione di un Museo del contemporaneo e condivide la «battaglia per la pulizia dei muri» intrapresa dallassessorato, ma conclude con una provocazione: «In città una parete bianca è destinata a tornare presto grigia».
Molto più drastico il giudizio della creatrice di gioielli Claudia Buccellati. «Per quanto possa essere lodevole il tentativo di Sgarbi, non credo darà frutti. I writer vogliono solo affermare se stessi in modo visibile e trasgressivo». La Buccellati è perplessa anche sul valore artistico dei graffiti: «Più che artisti mi sembrano vandali immaturi che godono di unimpunità scandalosa. La soluzione? Mano pesante con chi trasgredisce. Controlli e sanzioni, è lunico metodo da perseguire». Dubbi ne ha anche lo scrittore Aldo Nove. «Sgarbi vuole rendere istituzionale un atto che per definizione può esistere solo al di fuori delle regole. La sua forza sta nella libertà di realizzarlo dove e quando si vuole, è quasi un principio anarchico». Nove invita la politica a occuparsi di cose più importanti. «Di graffiti non si muore a Milano».
Di diverso avviso il romanziere noir Andrea G. Pinketts: «I writer sono artisti a tutti gli effetti. Girando per Milano di notte ne ho conosciuti molti di talento. In città ci sono luoghi bruttissimi che sarebbero più belli dipinti con lo spray e altri che non andrebbero rovinati per nessun motivo. La Bovisa è il posto adatto, potrebbe diventare un Village stile newyorkese - scherza lo scrittore - se solo ci fossero locali aperti la sera!».
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