Cronaca locale

Spazzolino, ciabatte, t-shirt: il kit per chi entra in carcere

Il Comune offre ai detenuti gli oggetti di prima necessità. Anche busta e francobollo per avvisare i parenti all’estero

Chiara Campo

Ciabattine di gomma, una maglietta xxl da usare all’occorrenza anche come camicia da notte, un asciugamano, uno spazzolino da denti, il dentifricio, una confezione di fazzoletti di carta, un mini-flacone di shampoo e anche carta da lettera, una penna e una busta con il francobollo già incollato. È il «kit di primo ingresso» che da circa una settimana viene distribuito ai detenuti che arrivano al carcere di San Vittore senza portare con sé quegli oggetti che risolvono le prime necessità. Fino ad oggi infatti, e in tutti i penitenziari d’Italia, ai nuovi carcerati non viene consegnato proprio nulla, neanche lo spazzolino da denti. «Le carceri hanno problemi di bilancio e non se lo possono permettere», spiega Stefano Carugo, consigliere comunale di Forza Italia e presidente della Commissione Carceri dove ieri è stata presentata la nuova iniziativa. Palazzo Marino, così, ha destinato ventimila dei 200mila euro destinati con un emendamento al Bilancio del 2004 a favore delle iniziative nei penitenziari milanesi per finanziare il kit. Che, al Comune, costa circa 18 euro. In un anno, pertanto, conta di riuscire a distribuirne fino a 7-8mila, tante quante sono mediamente le persone che passano da San Vittore prima di essere trasferite in altre carceri. «Ne arrivano - spiega Carugo - circa 15 o 30 al giorno, il sessanta per cento dei quali è un extracomunitario. Molto spesso non hanno il tempo materiale di recuperare quelle cose che possono servire loro immediatamente». I City Angels da un paio d’anni distribuiscono spazzolino, dentifricio e un mini-shampoo, e ora sarà la stessa associazione ad occuparsi 24 ore su 24 della distribuzione del kit offerto dal Comune. Carta, busta e francobollo, precisa Carugo, «sono un’esigenza emersa dai colloqui con la direttrice del carcere: spesso alcuni detenuti immigrati non hanno altro modo che spedire una lettera per comunicare la loro situazione a parenti rimasti al Paese d’origine, perchè a parte l’indirizzo di casa non conoscono neanche il numero di telefono». «Milano - continua il consigliere di Fi - si dimostra all’avanguardia per la sensibilità dimostrata verso i problemi nelle carceri».
E l’attenzione per gli istituti penitenziari della città si è manifestata nel concreto la scorsa settimana anche al carcere minorile Beccaria, dove grazie al contributo di ventimila euro offerto dal Comune è stato possibile ristrutturare e riaprire la falegnameria che era inagibile ormai da diversi anni.

Lì i ragazzi che devono scontare una pena potranno imparare a costruire mobili, scivoli per i bambini e molti altri oggetti che verranno acquistati anche da Palazzo Marino per i parchi della città e si perfezioneranno in un mestiere che consentirà loro di reinserirsi nel mondo del lavoro una volta usciti dal carcere.

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