«Specchio del Paese immaturo»

Il professor Riccardo Calimani della Ca’ Foscari di Venezia: «Aprire subito un dibattito»

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da Milano

«Ciò che sta accadendo è il frutto dell’immaturità conclamata del nostro Paese... Non voglio gettare colpe sui rettori degli atenei che si trovano a gestire situazioni difficili, ma propongo al ministro Moratti di convocare un incontro nazionale per dibattere di questo argomento». È la proposta di Riccardo Calimani, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia, storico della scienza e saggista, dopo gli episodi che si sono verificati ultimamente nelle università italiane.
Come giudica ciò che è avvenuto?
«Chi è veramente pacifista, chi vuole davvero la pace tra le due parti che si combattono, dovrebbe capire che esprimersi in in modo unilaterale sulla base dell’ignoranza ottiene come unico effetto quello di far sentire Israele più isolata finendo per mettere in difficoltà chi, da una parte e dall’altra, lavora per la pace. Il vero pacifista è per entrambi i popoli, perché in quella situazione nessuno può vincere e nessuno può perdere...».
Che cosa crede che ci sia all’origine di questi atteggiamenti intolleranti?
«La mancanza di strumenti per giudicare ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Purtroppo in Italia non esiste un vero dibattito culturale, una vera analisi su questi temi, esistono soltanto delle tesi che non vengono discusse. I rettori sono imbarazzati, non vogliono certo nuove grane. Mentre noi dobbiamo ripetere che uno è a favore dello scontro e della guerra se impedisce a un altro di parlare. Colgo l’occasione per lanciare una proposta al ministro Moratti: una riunione dei rettori, che potrebbe anche essere un seminario a porte chiuse, per approfondire il problema e confrontarsi».
I contestatori sostengono di essere dalla parte del più debole...
«Credo che le intenzioni di partenza siano anche in buona fede. Non c’è dubbio che i palestinesi siano i più deboli, però bisogna dimostrare se hanno ragione. In quella situazione non esiste il buono e il cattivo e ciò che si ottiene con queste manifestazioni di intolleranza è solo l’isolamento di Israele. Non era mai successo che si arrivasse al boicottaggio delle università israeliane...».


Lei ritiene che l’antisemitismo stia risorgendo proprio nelle università?
«Bisogna stare molto attenti a usare la parola “antisemitismo” però esistono dei pregiudizi e certi slogan sembrano talvolta riproporre antichi miti».

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