Spende troppo e finge una rapina

Si precipita in questura, denuncia una rapina: «Mi hanno portato via 30mila euro, li avevo in borsetta. È successo appena fuori dell’ufficio postale, c'era quello alto e magro, l’altro più anziano...». L’agente la ferma: «Si calmi, signora. Capisco, ma è tutto finito. Ora ci pensiamo noi. Ma lei deve darci qualche dato in più». La donna non pare molto turbata. «Sarà l’autocontrollo» pensa l’agente. Che intanto insiste. E lei racconta: «Dunque, vediamo. Uno era basso e grasso, l’altro giovane e...». «Ma non aveva detto che uno era alto e magro, l’altro...». «Sì, scusi. Forse non ho visto bene. Però, quando mi hanno strappato il borsellino...». «Ma prima mi aveva detto che le avevano scippato la borsa di coccodrillo. Come la mettiamo? Così, cara signora, la mettiamo male». Pausa, lei balbetta qualcosa, chiede un caffè forte. Glielo danno, ma poi vanno anche a telefonare all’ufficio postale di via Repubblica, a Ventimiglia: «Mai vista, la signora - confermano gli impiegati -. E poi, nessuno ha effettuato prelievi stamattina. Altro che 30mila euro, neanche un centesimo!». Tutto chiaro, la donna s’è inventata tutto. La sua storia non regge. Viene fuori la verità: ha mentito, simulando una rapina, per nascondere d’aver vuotato a più riprese il conto che ha in comune col marito. Il quale, candido, è rimasto l’unico a credere alla rapina, ai due scippatori alti e bassi, magri e grassi, reali e virtuali, soprattutto virtuali. Alla fine, si è dovuto arrendere all’evidenza. Allora è sbottato, come mai aveva fatto prima: «Passino quelle strane gite in montagna di mia moglie che, mi dice, sono indispensabili per la tiroide. Passino anche quelle serate al circolo della canasta che durano sempre fino all’alba, e la stancano così tanto. Ma ora, questa qui dello scippo non mi va giù.

Gliel’avevo detto di farsi accompagnare alla Posta da quel suo cugino, alto e biondo, che ogni tanto, quando io non ci sono, dorme a casa nostra. Ma lei, testa dura, non mi ha dato retta. Meno male che non s’è fatta male. Ma chissà quanto avrà sofferto, poverina».

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