«I disturbi alimentari sono molto frequenti tra i bambini, tanto che si può parlare di un caso su venti - spiega Lori Martelli Annovazzi, psicologa, psicoterapeuta infantile, trentanni di esperienza alle spalle - e spesso hanno origine nella relazione primaria madre-bambino. È possibile, cioè, che la madre abbia risposto ad ogni bisogno del suo bambino con il cibo, dimenticando gli altri, come, per esempio, il bisogno di contatto fisico, il bisogno di essere consolato».
I casi di anoressia in latenza si possono manifestare in diversi modi: ci sono bambini che mangiano poco, «anche se è sempre bene che sia il pediatra, e non i genitori, a segnalare che il bambino è sotto peso» consiglia la psicoterapeuta, ci sono bambini selettivi, che non mangiano alcune cose, come la pelle del pollo, la carne, i cibi molli, i bambini «francamente difficili» che scivolano davanti al piatto, giocano con il cibo, sono molto lenti a mangiare, che masticano lo stesso boccone per molto tempo. Bambini «tiranni» che ricattano i genitori con il dilemma mangio-non mangio, avendo scoperto i vantaggi di questa situazione: dominano il genitore, ottengono privilegi e sono al centro dellattenzione.
Cosa si può fare? «Non forzare mai lappetito del bambino - spiega la Annovazzi - cercare di rendere gradevole il pranzo, evitando tensioni tra genitori, non enfatizzare il sintomo, valutare con lo psicologo le eventuali cause allinterno della relazione genitore figlio». Quali possono essere le dinamiche allorigine del problema? «Tensioni o difficoltà relazionali con i genitori, rifiuto di crescere da parte dei bambini, bimbi che presentano pseudocrescita, che vengono cioè trattati e vestiti da adulti o che vengono indotti a prestare eccessiva attenzione allaspetto fisico».
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