Ve la ricordate la canzone Sherry? Nel 1962 raggiunse la vetta del prestigioso Billboard Hot 100 consacrando il talento di Frankie Valli (nome d'arte di Francesco Stephen Castelluccio, chiare origini italiane) e dei suoi Four Seasons, gruppo iconico che negli anni Sessanta mandò in delirio una nazione. Un successo durato nei decenni e consacrato da un musical tributato da 8 anni di record. Nasce così Jersey Boys, per raccontare non solo ascesa e caduta del gruppo, ma, soprattutto, una grande epoca musicale dove il concetto di onore, anche tra star affermate, aveva ancora un senso importante nella vita di un uomo. E chi meglio di Clint Eastwood poteva trasformare questo biopic, genere che gli sta sempre più a cuore, in un meraviglioso affresco culturale, terribilmente malinconico pur se la nostalgia viene annacquata da una sceneggiatura brillante capace di strappare molti sorrisi.
Frankie e Tommy, due ragazzi del New Jersey, sognano, negli anni '50, di sfondare come cantanti, grazie anche all'aiuto di un paterno boss mafioso. Con la mediazione di Joe Pesci, il gruppo, di cui fa parte anche il bassista Nick, ingaggia Bob, autore di talento che saprà come esaltare la voce inimitabile di Frankie. Arrivano i successi travolgenti, ma Tommy, ancora legato al suo passato da criminale, finirà per travolgere la band. Un film maturo, adatto ad un pubblico sopra i cinquanta, a cavallo tra soap e musical, tenuto per le redini da un autore che non finisce mai di sorprendere per la sua capacità di saper raccontare anche storie non necessariamente sconvolgenti. In mano a un altro, Jersey Boys si sarebbe trasformato in uno stanco ritornello.
Con Eastwood, invece, la poetica del grande sogno americano, irrobustita da una fotografia da Oscar e da una colonna sonora coinvolgente, diventa manifesto culturale. Un film non perfetto, ma maledettamente affascinante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.