Scordatevi i giovanotti palestrati, i tipi da discoteca, i bellocci stile «tronisti», le ragazze con le tette rifatte o quelle che pensano che il mondo giri intorno alle sfumature dei capelli. Pure il Grande Fratello, che torna a metà gennaio nel pieno dell'era della crisi, deve abbandonare lo stile patinato e il fattore estetico per dare spazio alla valanga di giovani senza soldi, senza lavoro, senza prospettive. Insomma, un po' meno reality e un po' più realtà. Del resto, ad ascoltare le persone in attesa di essere «provinati» in fila sotto la pioggia fuori da un grande albergo nel centro di Milano, sembra di essere in un centro di collocamento più che a un casting... C'è il ragazzo che faceva il benzinaio ed è stato lasciato a casa causa chiusura dell'impianto, c'è il barista che ha subito la stessa sorte causa fallimento del locale e, ancora, l'operaio, il panettiere, l'estetista, la commessa, la parrucchiera, la receptionist... tutti a raccontare le stesse storie di lavoro perso o mai trovato. Drammi acuiti quasi tutti da vicende familiari di separazione dei genitori (spia di un fenomeno vastissimo) e relazioni con ragazze/i finite male... E, dunque, «visto che sono disoccupato, provo il tutto per tutto, qualsiasi cosa». Ma che ti aspetti dall'ingresso nel Grande Fratello? «Di cambiare vita». E che cosa vorresti fare? «Boh, non so, non ci ho pensato... basta non vivere più così».
Più che un'allegra brigata di mattacchioni che si appresta a partecipare a quello che in fondo è un gioco televisivo, pare una triste comitiva di condannati a una vera «carcerazione». Del resto, nel bene e nel male, il reality di Canale 5 è stato per dodici anni uno specchio del Paese, fin da quando nel 2000 fece scoprire agli italiani l'irrefrenabile pulsione al voyeurismo e, di edizione in edizione, ha messo in vetrina gli elementi più stravaganti, imbarazzanti o, a volte, genuini della società: dall'ignorante, alla maggiorata, alla romanaccia, allo straniero, al gay, al folle ... e via ricordando. E, se ora siamo in tempo di crisi, questo raccontano gli aspiranti concorrenti e questo, in parte, mostrerà il programma. «Ma noi, nonostante la marea di persone con storie strazianti che stiamo vedendo nei provini - racconta Luciano Bossi, autore del Gieffe fin dalla prima puntata - vorremmo riuscire a mettere in piedi un'edizione leggera, allegra, con protagonisti persone normali, simpatiche, meno egocentriche, meno litigiose, che hanno voglia di divertirsi. Basta replicanti o cloni degli anni passati, ci vogliono concorrenti con cui il pubblico può identificarsi, provare empatia». E, allora, magari, potrà essere adatta Giulia, che a sei anni guardava Taricone e Marina La Rosa nella prima edizione: si presenta con i capelli arancioni e le scarpe verdi ed è sicura di entrare nella casa di Cinecittà in quanto «eccentrica». Oppure Giulio e Nicoletta, padre di 67 anni e figlia di 25, che si presentano sperando di partecipare insieme. E lei è sicura di vincere perché «ho il carisma giusto». O Magno, che fa il modello da Abercrombie (quelli che stanno all'ingresso a petto nudo), ma non si atteggia a belloccio e vuole fare strada nella vita per dare un futuro alla sua bambina. O ancora la sudamericana Vanessa, bella e aggrovigliata, che ha scoperto, a 16 anni, di avere un padre in Italia. O Salvatore, 49 anni, saldatore, che vanta di essere amico via Facebook con Massimo (espulso per bestemmia nel GF10).
Ma della maggior parte di aspiranti concorrenti in fila nel freddo milanese non si comprende come possano ritenersi minimamente adatti a partecipare a uno show.
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