Cultura e Spettacoli

È morta l'attrice Franca Valeri

Artista poliedrica, si è spenta dopo aver passato tutta la sua vita tra il cinema, la televisione, la radio e il teatro

È morta l'attrice Franca Valeri

La sora Cecioni ci ha lasciati per sempre. Franca Valeri è morta oggi all’età di 100 anni(compiuti qualche settimana fa) dopo aver passato la sua vita tra cinema, tv, radio e soprattutto teatro, la sua grande passione.

L'infanzia e gli esordi in teatro

Nata il 31 luglio 1920 col nome Franca Maria Norsa in una famiglia borghese, da padre ebreo e madre cattolica. Nel 1938, a causa delle leggi razziali, la sua famiglia è costretta a rinunciare ad alcuni diritti e alle fidate domestiche. Nel 1943, dopo l’armistizio, il padre e il fratello fuggono in Svizzera mentre Franca, grazie a un documento falso, resta a Milano con la madre.

Finita la guerra si trasferisce a Roma ma viene bocciata alla prova di ammissione nell’Accademia nazionale d’arte drammatica. “Presi bene la bocciatura: anziché studiare, avrei lavorato. Nella mia infinita presunzione - racconterà in un’intervista del 2014 - ero convinta che sarei diventata attrice lo stesso. Una cugina di mio padre, che mi ospitava a Roma, mi resse il sacco per tre anni, fingendo con i miei che frequentassi l’Accademia”. Nei primi anni ’50 cambia il suo cognome da Norsa a Valeri. “Lo cambiai perché papà non voleva che ridicolizzassi il cognome della famiglia col teatro. Non aveva molta fiducia nelle mie qualità artistiche”, disse nel 1962, intervistata da Oriana Fallaci a cui spiegò di aver scelto Valeri perché si trovò in mano un libro di Paul Valery.



Nel 1946 vota per la Repubblica e per il Partito Socialista all’ Assemblea Costituente e ha trascorso una vita schierata a sinistra. La sua carriera di attrice, invece, inizia nel 1951 quando debutta in teatro con i Gobbi, Alberto Bonucci, e Vittorio Caprioli che sposerà nel 1960 e da cui divorzierà 14 anni più tardi. Nei primi anni ’50 ottiene un grande successo alla radio con la Signorina Cesira e in tivù con la signorina snob e la sora Cecioni, una romana sempliciotta che trascorre le giornate al telefono con “mammà”. Nel 1950 debutta al cinema con il film "Luci del varietà", diretto da Federico Fellini e Alberto Lattuada. Due anni più tardi recita nel film Totò a colori, poi in vari film diretta da registri del calibro di Vittorio De Sica, Eduardo De Filippo e Mario Monicelli. Ottiene un’ulteriore notorietà con i film “Il segno di Venere" di Dino Risi, "Il bigamo" di Luciano Emmer e "Il vedovo", sempre di Risi. La Valeri spese sempre parole molto belle nei confronti dei suoi colleghi solo di Totò ne evidenziò la tristezza fuori dalla cinepresa, mentre con Alberto Sordi la confidenza era tale che, nel film “Il vedovo” decise di improvvisare definendolo 'cretinetti'. “Mi venne spontaneo chiamarlo così. E - rivelò - anche a lui ogni tanto veniva qualche battuta fuori copione. Ma entrambi abbiamo sempre preteso di lavorare su sceneggiature solidissime”.

I suoi due grandi amori


Altre rivelazioni importanti le fece sui suoi due grandi amori. Vittorio Caprioli. Uomo molto attratto dalle donne. Amava piacere – spiegò in un’intervista - e ci riusciva con la sua simpatia e qualche bassezza, tipo la chitarra e le canzoni napoletane raffinate, alla Murolo. Comunque era molto attaccato al nostro rapporto. Il mio guaio con gli uomini è stato sempre quello di rendermi indispensabile. Una specie di roccia, un sostegno nella vita e nel lavoro. Intanto loro facevano un po' quello che volevano”. Con il direttore d'orchestra Maurizio Rinaldi, scomparso nel 1995, la storia d’amore è durata 30 anni anche se lui è stato “un vero, grande traditore”. “I direttori d'orchestra sono così: pericolosissimi. Magnetici poli d'attrazione. Consideri che lui aveva quattordici anni meno di me: tanti", disse. Ha avuto anche una figlia adottiva, Stefania Bonfadelli, cantante lirica, veronese di Valeggio sul Mincio.

Gli ultimi anni: dalla tivù ai libri

Tra gli anni ‘70 e gli anni ’80 recita in vari film della commedia all’italiana come Ultimo tango a Zagarolo (1973), La signora gioca bene a scopa? (1974) e Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento (1983). Il suo ultimo film è stato Il male oscuro (1989) di Mario Monicelli. In tivù, la Valeri, negli anni ’60, è regina dei varietà come Le divine (1959), Studio Uno (1966) e Sabato sera (1967), gli ultimi due condotti da Mina e diretti da Antonello Falqui.

Il suo più grande amore, però, resta il teatro anche se, a partire dalla metà degli anni ’90, ritrova il feeling col piccolo schermo ed è protagonista, insieme a Gino Bramieri, della sit-com Norma e Felice e partecipa alla fiction Caro maestro. Nel 1999, accanto a Nino Manfredi, recita in alcuni episodi della serie televisiva Linda e il brigadiere. Passando agli anni Duemila va ricordata la sua comparsata al Festival di Sanremo del 2014 e, nel 2016, alla veneranda età di 95 anni, è ospite fisso del programma Colpo di scena dove parla dei grandi nomi dello spettacolo, da Vittorio Gassman a Mina.

Gli ultimi anni della sua vita li trascorre nella casa di Trevignano Romano, nei pressi del lago di Bracciano, dove passa il tempo a scrivere libri. Nel 2010 pubblica la sua autobiografia Bugiarda no, reticente, mentre è del 2016 il libro La vacanza dei superstiti dove parla della vecchiaia. A tal proposito ha sempre smentito di avere il Parkinson:“Ho preso paura e sono andata a farmi visitare da un neurologo. ‘È solo un tremito ereditario’ mi ha tranquillizzata. Infatti ce l’aveva anche mio padre, che rideva beffardo quando spandeva sul piattino un po’ di caffè”.

Invecchiare non la spaventava di certo, tanto è vero che sino al 2013 ha recitato in varie opere teatrali o ne è stata la regista.

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