È morto a Diso (Lecce), dopo una lunga malattia, il regista e sceneggiatore Giuseppe Bertolucci. Lo hanno annunciato la moglie, professoressa Lucilla Albano, ed il fratello Bernardo Bertolucci. Era nato a Parma il 27 febbraio del 1947. Suo padre era il poeta Attilio Bertolucci. Una camera ardente per accogliere il feretro di Giuseppe Bertolucci viene allestita in queste ore dal Comune di Diso nell’ex convento dei cappuccini. Lunedì mattina la salma sarà trasferita a Bari dove sarà cremata.
Certo non deve essere stato facile per Giuseppe Bertolucci. Sempre figlio del poeta Attilio e fratello minore di Bernardo, anche se con lo stesso timbro di voce, dolce e piacevole. Nella vita, come nell’arte,come nei dizionari di cinema in ordine alfabetico. Ma ora che la moglie Lucilla Albano, docente di cinema, e il fratello ne hanno annunciato la morte dopo la terribile malattia ai polmoni - ieri a Diso in provincia di Lecce (così lontano dalla Parma familiare in cui nacque nel 1947), lo sguardo complessivo sulla sua più che quarantennale carriera (è stato anche presidente della Cineteca di Bologna dal ’97 all’anno scorso) rivela un autore poco conosciuto, nonostante abbia inventato Roberto Benigni.
Lo lanciò a teatro nel 1975 col monologo Cioni Mario di Gaspare fu Giulia e da allora il comico toscano - all’epoca ventitreenne non s’è più fermato. Un sodalizio che nel 1977 portò al debutto cinematografico di Giuseppe Bertolucci con Berlinguer ti voglio bene .
Film mal digerito all’epoca a sinistra - sarà un caso che ora piaccia tanto a Renzi? - , vietato ai minori di 18 anni e quindi invisibile in tv, ma su Youtube è cliccatissima la celebre sequenza di Benigni in bicicletta con il mitico Carlo Monni (Bozzone) sulla canna che recita «Noi siamo quella razza... che tromba tanto poco, che è tra le più strane, bruchi semo nati e bruchi si rimane».
Così, dopo gli anni dedicati alla pittura e alla poesia e ai primi lavori nel cinema come aiuto-regista di Gianni Amico ( L’inchiesta, 1969) e del fratello ( Strategia del ragno , 1970) con cui firma la sceneggiatura di Novecento e poi di La luna , con Benigni condivide gli anni Ottanta e dirige Tuttobenigni oltre a scrivere le sceneggiature dei primi tre film dell’esplosivo comico che dal 20 luglio tornerà a Firenze con la nuova edizione di TuttoDante . Tutto un altro Benigni, tutta un’altra storia - perché giustamente sono passati quasi quarant’anni - anche se Giuseppe Bertolucci in questo lungo periodo ha inseguito una coerenza sia contenutistica che formale tutta sua. Perché il suo cinema è stato sempre altro e, paradossalmente, quella di Benigni è stata “solo” un’incursione (replicata-ma con personaggi di spessore diverso e senza lo stesso successo - con I cammelli con Paolo Rossi e con
Troppo sole, un troppo teatrale one woman show di Sabina Guzzanti). Soprattutto - per chi ama le etichette - Bertolucci è stato un regista di donne. Già dal 1980 col pedinamento di Mariangela Melato intorno alla stazione centrale di Milano in Oggetti smarriti , poi cinque anni dopo conSegreti segreti insegue alcune protagoniste (Lina Sastri, Alida Valli, Lea Massari, Stefania Sandrelli, Rossana Podestà, Giulia Boschi, Mariangela Melato, Sandra Ceccarelli, Nicoletta Braschi) nel tentativo di trovare - come ha scritto il critico francese Alain Bichon- «negli epifenomeni familiari una possibile chiave di lettura degli anni di piombo». Esperimenti di restituzione del “femminile” al cinema proseguiti nel 1989 conAmori in corso , delicato ritratto «alla francese » di tre donne che si contendono lo stesso uomo, e poi - dieci anni dopo - con Il dolce rumore della vita , protagonista Francesca Neri in un insolito ma non del tutto riuscito melodramma.
In mezzo, anche una parentesi televisiva, ma sempre al femminile, con Melato e Valli inUna vita in gioco . Fino a quello che può essere considerato la summa del suo cinema:L’amore probabilmente.
Girato nel 2001 in digitale - perché Giuseppe Bertolucci amava molto sperimentare (basti pensare allo splendido documentario Pasolini, prossimo nostro ) torna a filmare le sue attrici amate - Melato, Sandrelli, Valli - insieme alle new entry Sonia Bergamasco e Rosalinda Celentano. Tutte impegnate a leggere un copione teatrale. Tutto un ripetersi. Tutto un non-racconto. Un film per pochi.
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