Cultura e Spettacoli

Addio a Jimmy Fontana E così è finito un "Mondo"

Cantautore, contrabbassista e attore, è stato una voce popolarissima degli anni Sessanta. Tra i suoi brani più fortunati "Che sarà"

Addio a Jimmy Fontana E così è finito un "Mondo"

Se l'avesse saputo, ci avrebbe riso su. Lui così allegro, spesso dissacrante, avrebbe scherzato sul significato della propria morte, arrivata l'11 settembre, in un momento nel quale il suo Mondo (dal titolo del successo più grande della sua carriera) sta passando definitivamente dalla storia alla Storia. Jimmy Fontana, che neppure si chiamava Jimmy Fontana (il vero nome era Enrico Sbriccoli, aveva scelto Jimmy in omaggio al sax di Jimmy Giuffre e Fontana scegliendolo dall'elenco telefonico) è uno dei grandi esempi di come la passione per la musica abbia strade infinite, se è sincera. Pazzo per il jazz, aveva imparato da solo a suonare il contrabbasso ascoltando i concerti all'Hot Club della Macerata vicino alla sua Camerino. Mai avrebbe pensato, poco più che ventenne, che a Roma invece dell'Università avrebbe frequentato la musica leggera, diventando quello che ancora oggi tutti abbiamo sottopelle: un simbolo di quegli anni Sessanta giocosi e tremendamente pieni di creatività dai quali non è mai riuscito a liberarsi. Nel 1965 canta Il mondo, successo strepitoso e arrangiato da Ennio Morricone, con un testo tutto sommato innocuo («Il mondo non si è fermato mai un momento») che però era quello giusto al momento giusto. Poi i musicarelli (008 Operazione Ritmo è divertente assai), il successo di L'amore non è bello (se non è litigarello) e il punto di svolta.

Avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo del 1971 con Che sarà ma poi fu cantata dai rampanti Ricchi e Poveri, che arrivarono secondi ma con quel singolo decollarono definitivamente. Una mazzata. Per quel contrabbassista che dieci anni prima aveva abbandonato la provincia per entrare al centro del mondo, la questione Che sarà fu un crocevia. Non tornò mai più indietro, anche se decise di stabilirsi a Macerata. Ma neppure andò avanti, diventando il simbolo di un'epoca che lentamente scivolava via. Partecipò al Festival del 1982 con la indovinata Beguine e poi incappò nel solito sarcasmo cinico della critica musicale più snob, che non si trattenne quando lui formò i Superquattro e pure La squadra Italia (con tanti interpreti della musica tradizionale italiana come Rosanna Fratello e Gianni Nazzaro) che a Sanremo del 1994 cantò, senza sfigurare, Una vecchia canzone italiana.

Di certo non lo ha aiutato la questione della mitraglietta Skorpion calibro 7.65 che acquistò proprio a Sanremo in quel dannato 1971 e poi finì nelle mani delle Brigate Rosse (fu utilizzata per uccidere Tarantelli, Conti e Ruffilli). Ovviamente lui non c'entrava nulla. Ma l'onda lunga della questione (che anche oggi, vedrete, sarà riportata da tutti) lo avvilì assai. Perciò ormai, vicino ai suoi 79 anni, viveva la vita del grande artista simbolo che aveva fatto pace con il suo passato.

E se ne è andato lieve, come la sua musica, forse persino sereno come il periodo che lo ha reso grande, così pieno di energia da passare dal bianco e nero al colore della musica e, anche, della nostra tradizione.

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