Altaforte fuori da «Più libri più liberi»

Dopo l'esclusione dal Lingotto ora anche il no della fiera di Roma

Matteo Sacchi

Altaforte, la casa editrice vicina a CasaPound, di nuovo messa alla porta da una fiera del libro, in questo caso «Più libri più liberi» che si terrà a dicembre a Roma. A maggio c'erano state le polemiche innescate da Io Sono Matteo Salvini, il libro-intervista di Chiara Giannini al leader della Lega, culminate nell'esclusione dell'editore al Salone del Libro di Torino. In quel caso si era arrivati alle denunce. Il presidente della Regione Chiamparino e il sindaco Appendino avevano dato mandato di denunciare Francesco Polacchi, l'editore di Altaforte per apologia di fascismo, motivando così l'esclusione: «Alla luce delle dichiarazioni sul fascismo rilasciate... dal signor Francesco Polacchi ritengono il rappresentante della casa editrice Altaforte e la sua attività professionale nel campo dell'editoria estranee allo spirito del Salone del libro».

Ora un'altra esclusione, anche se motivata in maniera non ideologica. Così l'ha raccontata all'Adnkronos Francesco Polacchi, fondatore di Altaforte: «Abbiamo presentato la nostra iscrizione a Più libri più liberi, che si terrà a dicembre a Roma, nei giusti tempi proprio avere la sicurezza di partecipare. Solo tre mesi dopo abbiamo ricevuto una mail che dice che purtroppo non ci sono più stand disponibili... A quel punto abbiamo risposto chiedendo gentilmente l'elenco delle altre case editrici che saranno presenti. Ma la risposta è stata negativa: non è possibile averla, quindi non è possibile capire perché siamo stati esclusi». Polacchi non punta il dito contro nessuno ma si pone alcune domande prendendo atto che è l'ennesima esclusione: «Non voglio certo parlare di boicottaggio, dico però che non c'è una formula di garanzia nei confronti di una casa editrice già oggetto di censura da parte degli organizzatori di altre fiere del libro... Lotteremo per capire, per partecipare alla Fiera di Roma. Qualora questo non fosse possibile ci presenteremo fuori e lì presenteremo al pubblico i nostri libri».

Per Più libri più liberi ha risposto il direttore Fabio del Giudice che nega ogni forma censura.

È solo una questione di rispetto delle tempistiche: «Sono anni che c'è un eccesso di domanda da parte degli editori rispetto ai posti disponibili e quasi nessuna rinuncia. Diamo precedenza nelle attribuzioni alle domande che arrivano prima».

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