"Altro che lo streaming. Faccio rivivere i classici dei Police"

Il cantante in tour spiega il senso di un disco retrò: «Torno sui miei passi con sonorità nuove»

"Altro che lo streaming. Faccio rivivere  i classici dei Police"

Ieri sera, sul palco del Radio Italia Live in piazza Duomo a Milano, ha estratto dal mazzo del suo repertorio tre canzoni che rispondo ai seguenti titoli: Every Breath You Take, Roxanne, Message in a Bottle. Ecco, basterebbe questa tracklist per ascoltare con attenzione cosa abbia da dire (non solo in musica) un tipo che si chiama Sting e che ha deciso di uscire con un album dal titolo semplice, così semplice che vi è il sospetto che nasconda qualcosa. My Songs, uscito il 24 maggio, è una carrellata di titoli da stropicciarsi gli occhi, dai classici dei Police scattanti tra i paletti del rock, del pop e del reggae bianco brani come So Lonely e Can't Stand Losing You insieme a quelli succitati - a composizioni armonicamente eleganti di una carriera solista trentennale, da Shape Of My Heart a Englishman in New York. Tutti riletti con sonorità nuove. Questa sera Sting è a Parigi per il via del Summer Tour, che toccherà l'Italia con le date di Lucca (29 luglio) e Padova (30 luglio).

Perché un disco di cover, anche se cover di sé stesso?

«Per divertimento, innanzitutto. Ma anche per dare valore alla canzone in quanto tale. Con lo streaming oggi si è perso il contesto di un brano: questo è diventato come un caffè che ti bevi e passi ad altro. Mentre la canzone è un organismo vivente. All'interno dell'album ho scritto delle note in cui spiego dove sono nate queste canzoni, in quale casa e in quale contesto mondiale sono state scritte. A volte basta un dettaglio per creare un giardino nelle quali le canzoni possono crescere».

Quando è nata l'idea di realizzare My Songs?

«Mi hanno chiesto di suonare una mia canzone di vent'anni fa, Brand New Day, a Times Square a New York per Capodanno. Per l'occasione l'ho riarrangiata e re-incisa dando al brano un sound più attuale. Alla fine, la canzone è entrata nella top ten di iTunes, dunque ho pensato: se rileggessi altri brani del mio repertorio con un focus contemporaneo?».

Sono tutti brani molto celebri: non ha sentito l'esigenza di recuperare qualche perla nascosta?

«Li volevo tutti molto celebri, ho scelto delle canzoni che fossero il panorama della mia esistenza artistica, e che permettessero di fare un confronto tra le tecnologia di incisione di allora e quella di oggi».

Eppure, i classici dei tempi dei Police sono molto simili agli originali: perché questa scelta?

«Non l'ho fatta per timore reverenziale, voglio essere chiaro. Semplicemente, come compositore sono cambiato negli anni, e ritengo che i miei brani più recenti si prestino maggiormente a una rilettura diversa. Ma anche nelle canzoni dei Police la voce è molto diversa: sono convinto che oggi la mia voce riesca a raccontare meglio le storie rispetto al passato, ha una grana differente».

Ha appena finito il tour insieme a Shaggy legato al progetto discografico 44/876, è alla vigilia di un Summer Tour, ha seguito per il mondo il suo musical teatrale The Last Ship: in tutto questo ha trovato il tempo di votare per le Europee?

«Certo. E per la prima volta in vita mia, nonostante io abbia radici nella classe lavoratrice, non ho votato i laburisti, bensì i liberal-democratici. Perché? Perché sono per il Remain, perché le tesi pro-Brexit di Jeremy Corbyn mi sembrano poco concrete e perché oggi, nelle file dei laburisti, avverto un forte anti-semitismo».

Questa Europa dunque le piace?

«È indubbio che servano riforme per questa Unione Europea, ma per realizzarle si deve restare a quel tavolo. E non dimentichiamo che l'Europa ci ha dato settant'anni di pace: io sono il primo maschio in famiglia a non aver dovuto sparare contro un altro europeo. Un problema che mi sta molto a cuore, quello del cambiamento climatico, è collettivo, e per invertire la tendenza attuale non si può agire da nazione isolata. Lo si fa insieme».

Tornando alla musica: nel 2020 la sua agenda prevede un Residency Show a Las Vegas: come Cher, Elton John e altri colleghi a fine carriera. Non sembra così vecchio, a dirla tutta.

«E non mi sento tale. Tornerò a scrivere brani nuovi.

É la prima volta che dico sì a un progetto di questo tipo perché mi alletta l'idea di allestire uno show con effetti speciali, proiezioni, ballerini e un set legato ai temi delle canzoni che canto. Quelle della mia vita. Perché, come ho detto, le canzoni sono storie».

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