Immaginate di entrare in una grande libreria, chiedere un libro di quelli denigranti le foibe, e sentirsi dire dal commesso che giammai venderà tomi offensivi verso le sensibilità di qualcuno. Se dovesse accadere una cosa del genere, si alzerebbero i lai della intellighenzia a gridare al fascismo. Peccato che quando il libro boicottato non è della loro famiglia, i progressisti si guardano bene dal denunciare la censura. Così alla notizia, riportata dal Wall Street Journal di ieri, che Amazon negli Usa non venderà più libri indicanti gli Lgbt come «malati di mente», nessuno ha fiatato. Anzi qualcuno ha applaudito. Peccato che non sia proprio così. La censura riguarda un libro non già di un folle omofobo ma di un rispettato saggista, Ryan Anderson, e la casa editrice è la prestigiosa Encounter Books. Inoltre il libro, che abbiamo letto, non descrive gli Lgbt come malati di mente ma analizza la «disforia di genere», un fenomeno studiato da anni da medici, psichiatri, pedagogisti. La scelta di Amazon è stata talmente clamorosa da muovere importati senatori repubblicani, come Marco Rubio, a chiedere spiegazioni sul boicottaggio. Siamo alle solite: cultura del piagnisteo e tirannia delle minoranze, per cui si possono scrivere libri in cui si sputa sul maschio bianco occidentale, considerato una malattia, ma nulla si può eccepire sugli effetti della propaganda Lgbt e gender. Poi troviamo il declino del free speech nella patria che lo ha inserito nella Costituzione. Come nei campus, nelle imprese, nei media, negli Usa oggi non esiste libertà di parola: non almeno per i conservatori. E infine che dire del ruolo delle grandi imprese tech, come Amazon? Occupano talmente il mercato che essere escluso da loro vuol dire nei fatti essere censurato. Un boicottaggio delle posizioni conservatrici che accomuna il colosso di Seattle a Facebook e a Twitter.
Ma sono imprese private, possono fare ciò che vogliono, dirà qualcuno. Eh no, dato il loro gigantismo, costituiscono un pericolo per la libertà di parola e di stampa. Ne va della libertà, oggi dei conservatori, domani di tutti.
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