Inizia #Venezia78, e sui film da red carpet si è già anticipato molto. Quindi è inutile ora consigliare il film di Paul Schrader, o quello di Paolo Sorrentino, o Dune, che chiunque vedrebbe di default. Meglio andare alla ricerca di opere fuori dai sentieri più battuti, ma che possono riservare sorprese. Ecco una lista possibile e (in)completa dei top 10 da evidenziare in giallo sul programma del festival. Insomma, qui a Venezia si dice che
Che alcuni film della sezione Orizzonti siano imperdibili, come À plein temps del francese di Eric Gravel, con Laure Calamy, attrice straordinaria, conosciuta in Italia per la serie tv Chiami il mio agente! (Dix pour cent): sarà davvero la Isabelle Huppert di domani? Una storia molto contemporanea fra il dramma sociale e il thriller di una madre single decisa a fare il possibile per crescere i suoi due figli in campagna mentre lavora in un lussuoso albergo parigino O come Atlantide di Yuri Ancarani, regista di Ravenna a dispetto del nome: opera ibrida tra cinema puro e documentario che narra di un gruppo di ragazzi, tutti attori non professionisti, che fanno gare con i barchini nella laguna di Venezia, un Poveri ma belli del 2021 O come Inu-oh di Masaaki Yuasa, film giapponese di animazione (l'unico qui al Lido) su uno spirito burlone della tradizione orientale: visivamente dicono sia meraviglioso.
Ancora. Les Choses humaines, fuori concorso, rischia di diventare uno dei casi della Mostra: il regista, di lungo corso, è Yvan Attal, marito di Charlotte Gainsbourg, anche lei nel film: il protagonista è il loro figlio Ben, rampollo della buonissima borghesia francese accusato di stupro da una ragazza (cose che succedono, nella realtà, anche in Italia). La storia, che mette in scena l'aspetto mediatico e processuale della vicenda, è tratta da un libro di Karine Tuil che ha fatto discutere in Francia, in uscita anche da noi. Sembra che non tutti fossero convinti di portare il film alla Mostra... Tutto il contrario è Ma Nuit di Antoinette Boulat (è nella sezione Orizzonti Extra): film leggero, vitale, gioioso, con Lou Lampros che vive una notte magica a Parigi, alla Nouvelle Vague Poi Old Henry, di Potsy Ponciroli, finalmente un western, con una storia (d'azione) che non si può spoilerare. Si può però dire che l'opera fa parte di un progetto di cinque film nel solco della migliore tradizione dei B-movie: per gli amanti del genere imperdibile. A proposito di generi: ecco On the Job: The Missing Eight di Erik Matti, poliziesco filippino ambientato a Manila, città dove la corruzione dilaga anche ai più alti livelli istituzionali, che potrebbe essere una delle sorprese del concorso: segnatevelo. Kapitan Volkonogov Bezhal, potente film russo, racconta invece la storia di un ex agente del Servizio di sicurezza nazionale ai tempi dell'Urss che, dopo esseri reso conto delle menzogne inculcate dallo stalinismo nel Paese, vuole chiedere perdono alle vittime delle sue torture Un film che ha molti elementi di genere ma con un forte sguardo autoriale.
Infine restano da segnalare Pellegrini, film lituano di Laurynas Bareisa al suo esordio nel lungometraggio (passò a suo tempo da Venezia con un corto eccezionale, e il festival giustamente non l'ha perso di vista): una storia - apparentemente banale, ma non lo è - di un ragazzo e una ragazza che iniziano un'indagine non ufficiale sulla strana morte del fratello di lui, che è il fidanzato di lei E Rinoceronte, di Oleh Sentsov, regista finito al centro di un caso di cronaca perché, da russo, ha sposato la causa ucraina Immaginiamo
quanto possa piacere a Putin. È la storia, nell'Ucraina degli anni '90, della vertiginosa ascesa, un po' scorsesiana, di un criminale di mezza tacca. Con resa dei conti finale.Oltre il red carpet, insomma, c'è (molto) di più.
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