Cultura e Spettacoli

Ruoli, compensi e potere: Hollywood sempre più donna

Aumentano i film al femminile. E i compensi delle dive eguagliano quelli dei colleghi

Ruoli, compensi e potere: Hollywood sempre più donna

da Los Angeles

In principio fu Ridley Scott. Il regista britannico fu tra i primi, nel 1979, ad affidare a una donna, Sigourney Weaver, il ruolo da protagonista in un film che non fosse una commedia romantica. Era Alien e sarebbe passato alla storia come uno dei migliori film di fantascienza di tutti i tempi. La Weaver dal canto suo, proprio sulla scia di quel successo ha costruito un'intera carriera. Ai tempi però quell'isolato episodio non bastò a cambiare la mentalità maschilista di Hollywood. Quella di Alien rimase, per molto tempo, una bellissima eccezione.

Ora le cose stanno cambiando. Sia Variety sia Hollywood reporter fanno notare come negli ultimi tempi la Mecca del cinema abbia iniziato a riconoscere il ruolo importante dell'altra metà del cielo e, a poche ore dalla notte degli Oscar, c'è un dato importante da sottolineare: il 2016 è stato l'anno più prolifico per quanto riguarda le attrici protagoniste in blockbuster hollywoodiani. Secondo un'analisi condotta dal Centro per lo studio sulle donne al cinema e in televisione di San Diego, il 29 per cento delle produzioni hanno avuto protagoniste femminili. Un incremento del 7 per cento rispetto al 2015. Non era mai accaduto prima d'ora. Da Amy Adams, che interpreta la linguista Louise Banks in cerca di comunicazioni con la specie aliena in Arrival, a Felicity Jones, guerriera ribelle nell'ultimo capitolo della saga per eccellenza, Rogue One: A Star Wars Story. Da Oceania, a Il diritto di contare, da Bad Moms a La ragazza del treno, stanno diventando numerosi gli esempi di successi commerciali nel segno di storie con al centro le donne.

L'ottimo riscontro che anche grazie alla Jones ha ottenuto il franchise di Guerre Stellari ci permetterà di continuare a vedere sul grande schermo eroine e super-eroine: è il caso della nuova Wonder Woman, interpretata da Gal Gadot, in arrivo nelle sale italiane il prossimo giugno, e del Captain Marvel in programma per il 2019 che vedrà in prima linea Brie Larson, premio Oscar lo scorso anno per Room. Le più importanti case di produzione si sono finalmente accorte che il pubblico può amare le storie imperniate su forti personaggi femminili. Anche in tv ora su HBO negli States (in Italia arriverà a maggio) - la serie Big Little Lies ha ottenuto un immediato successo. Le protagoniste sono Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Shailene Woodley, Zoë Kravitz e Laura Dern. Gli elementi del thriller della serie, tratta dal romanzo di Liane Moriarty, fanno sì che temi come la maternità e l'amicizia fra donne possano essere d'attrazione anche per il pubblico maschile.

C'è ancora molta strada da fare, ma negli ultimi anni le donne hanno visto incrementare la propria forza al tavolo delle trattative con i produttori. Un risultato dovuto in buona parte all'attivismo di attrici come Jennifer Lawrence le quali si battono ogni giorno per la causa. Lei questo difficile traguardo della parità di genere l'ha raggiunto, soprattutto da un punto di vista economico. Con 46 milioni di dollari a film infatti, la Lawrence è l'attrice più pagata al mondo. Di recente l'abbiamo vista protagonista nello sci-fi Passengers, con Chris Pratt e Michael Sheen, oltre a essere da anni l'eroina Katniss Everdeen della fortunata saga di Hunger Games, un prodotto che ha fatto guadagnare alla Lionsgate centinaia di milioni di dollari in tutto il mondo. Anche Geena Davis, protagonista di uno dei film più femministi della storia di Hollywood, Thelma&Louise, è da sempre una attivista. Tornata di recente alla ribalta grazie alla serie televisiva ispirata all'Esorcista ha detto: «Quando le donne parlano, spesso vengono inquadrati gli uomini. Ancora oggi. Non è una cosa da poco. A parità di battute, le donne sono comunque meno protagoniste degli uomini».

E meno protagoniste sono sicuramente quando si parla di stare dietro alla macchina da presa. Secondo lo studio effettuato dai ricercatori di San Diego, le donne registe sono ancora sotto-rappresentate, con il 7 per cento del totale, due punti percentuali in meno rispetto ai dati del 2015. «È possibile afferma Martha Lauzen, direttrice e autrice dello studio che questo dato sia solo un capriccio che non vedremo ripetersi in futuro. Il fatto di volersi affidare sempre più spesso a protagoniste femminili, infatti, potrebbe rendere molto più semplice l'ingaggio di esponenti del gentil sesso anche per quanto riguarda il lavoro di regia e di scrittura della sceneggiatura».

Staremo a vedere.

Intanto, se Hilary Clinton non è riuscita a rompere quel soffitto di cristallo, quella barriera invisibile che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di potere, al cinema e in tv qualcosa sta cambiando e la diversità di genere non è più solo un concetto astratto.

Commenti