Cultura e Spettacoli

In questo dizionario cotto al sangue non è un crimine "uccidere" alcuni big

Autore di genere ma anche grande lettore, lo scrittore francese formula giudizi trancianti E coccola Jean Patrick Manchette e il maestro Balzac

In questo dizionario cotto al sangue non è un crimine "uccidere" alcuni big

«Tutta la letteratura, senza eccezione, si divide in romanzi d'amore e romanzi gialli. Citatemi un titolo qualsiasi e vedremo che si tratta o di un'indagine sulla violazione di un tabù, quindi di un crimine, o di una storia d'amore». È con questa dichiarazione provocatoria di Manuel Vázquez Montalbán che fa da contraltare a una domanda di Alfred Hitchcock che chiede a François Truffaut «perché è passato di moda raccontare una storia, un intrigo?» che si apre il ponderoso volume Il giallo secondo me di Pierre Lemaitre (Mondadori, pagg. 756, euro 24).

Un libro coraggioso, prezioso, pungente, bislacco e agevole nella consultazione, nonostante la sua vastità. Lo scrittore francese che ha mostrato da tempo il suo grande talento per il thriller e il noir nei suoi romanzi chiarisce subito che si tratta «di una fotografia dei miei gusti in materia in un determinato momento della mia vita». L'opera non vuole essere esaustiva e non si preoccupa di esprimere giudizi di parte, né di essere complessa e allo stesso tempo di divertente lettura. Perché l'ambizione di Lemaitre «è chiaramente quella di costruire, attraverso le sue note, una vera e propria trama, di trasformare il lavoro preparatorio in narrazione, in una sorta di romanzo poliziesco». La stessa ambizione che mostrava nel 2016 Paul Fournel nel costruire il fondamentale Avant le polar. 99 notes préparatoires à l'écriture d'un roman policier. Pierre Lemaitre chiarisce subito che la grande stagione dell'Officina di Letteratura Potenziale lo ha sempre affascinato e che quando ha scritto il suo secondo romanzo intitolato L'abito dello sposo (edito da Fazi nel 2012) è stata una sintetica trama di Georges Perec presa da La vita istruzioni per l'uso, a offrirgli lo spunto: «Il diplomatico che grida vendetta per la moglie e per il figlio».

Lemaitre parla nella doppia veste di scrittore e di lettore e per questo ha deciso di compilare quello che ha intitolato Dictionnaire amoureux du polar. Un'opera che contiene tutto il suo amore e la sua passione per la letteratura di genere, dove afferma con consapevolezza che i suoi vicini mediterranei «non fanno distinzione fra romanzo noir e romanzo poliziesco, perché fondono i generi nella novela negra in Spagna e nel giallo in Italia, che corrispondono abbastanza bene a quello che io chiamo genericamente polar». Lemaitre non si pone il problema di essere esaustivo, ma quello di essere chiaro. Non si preoccupa di dimenticare qualche nome, ma vuole fare quelli che per lui risultano imprescindibili e necessari alla sua narrazione. La scelta delle voci nella sua opera «risponde a un'alchimia piuttosto strana comunemente chiamata andare a naso. Per questo troveremo Yves Ravey, Dennis Lehane, Petros Markaris, Elmore Leonard o Joseph Incardona ma non Michael Connelly, Nick Tosches, Yishai Sarid o David Goodis».

Ma questo non vuol dire che allo scrittore francese non piacciano o non li abbia letti. Nella sua compilazione l'autore ha seguito il flusso alfabetico narrativo partendo dal personaggio di Roger Ackroyd inventato da Agatha Christie (che lo porta a discutere se vadano o non vadano raccontate le trame di certi classici, se si possa fare spoiler per discutere i contenuti o se si debba invece dribblare il problema) e chiudendo con un ritratto preciso di Cornell Woolrich. Ogni scrittore, così come ogni personaggio che ci viene presentato in Il giallo secondo me è proposto con una descrizione fulminante che permette a Lemaitre di dimostrare la sua bravura di scrittore e di mettersi alla prova con il suo stile pungente e irriverente.

Il creatore di Arsenio Lupin viene così ritratto: «Forse Maurice Leblanc pensava che essere venuto al mondo per mano del fratello di Flaubert (il dottore Achille Flaubert) e aver studiato al Liceo Pierre Corneille fossero elementi sufficienti per fare di lui uno scrittore». Su Jean Patrick Manchette leggiamo: «Attenzione: mostro sacro! Manchette è un po' il James Dean del giallo». A proposito di Dominique Manotti: «Questa donna ti costringe a pensare». E poi, Petros Markaris: «Non so perché ho una predilezione per gli scrittori tardivi. Ci consolano un po' rispetto al tempo che passa e dimostrano che tutto (o molto) è possibile a (quasi) qualsiasi età». Non manca Giorgio Scerbanenco: «Il giallo italiano gli deve molto». E fra i rappresentati del giallo italiano troviamo analizzati Fruttero e Lucentini, Eco, Macchiavelli, Lucarelli, De Cataldo, Fois, Carlotto).

Lemaitre si diverte a inserire anche voci dedicate al noir, al pulp, al polar du sud, ai thriller nordici (che confessa di non sopportare), e firma paragrafi su «emozione», «tristezza», «perifrasi e dignità», «spoiler», «tecnica», «verosimiglianza», «violenza». Alla voce «realtà» leggiamo: «Quanto deve rispettare la realtà un giallista? È un'annosa questione che riguarda tutta la letteratura, ma in particolar modo il romanzo poliziesco, in cui la logica e la razionalità hanno spesso un ruolo in primo piano. Secondo me il romanzo - poliziesco o meno - non è il luogo dell'esattezza ma della verità».

E il capitolo su Balzac permette di affermare che «l'elaborazione di una genealogia del giallo è fonte di dibattito. Chi tra Sofocle, Shakespeare, Voltaire, Edgar Allan Poe ha il privilegio di essere l'iniziatore? Se è vero che Poe è considerato il capostipite del genere, o per lo meno il suo codificatore, il ruolo di Balzac è sempre stato in discussione». Così Lemaitre analizza il racconto Maestro Cornelius (1831) e il romanzo Un tenebroso affare (1841), facendone emergere gli specifici e originali contenuti noir.

Romanzi, serie tv, film, scrittori e personaggi compongono tutti insieme l'originale mappa del racconto tracciata dallo scrittore francese che si appassiona, si infervora e persino si commuove dimostrando ancora una volta che spesso i narratori sono più acuti e lucidi degli studiosi accademici. I lettori non si preoccupano tanto di che cosa manchi, fra le pagine di Il giallo secondo me, ma assaporano le emozioni prodotte da ciò che vi ritrovano o vi scoprono per la prima volta, in un saggio che ha la cadenza di un feuilleton a capitoletti. L'approccio passionale e popolare di Lemaitre ricorda quello di Stephen King con gli scritti che componevano il suo Danza macabra. Di certo non si è posto il problema di «farsi tanti nemici», escludendo qualcuno dal suo racconto o analizzando qualcun altro in maniera troppo critica.

Pierre Lemaitre sa come mettere una bomba sotto il tavolo, così come sapeva benissimo come filmarla Alfred Hitchcock, e per questo la sua opera risulta davvero esplosiva.

Commenti