"Balla che ti pass!" Torna Striscia con nuove inchieste

Incontrada e Siani alla conduzione. Veline Ravagnani e Pelagatti. Ricci già scatenato

"Balla che ti pass!" Torna Striscia con nuove inchieste

Conduttori e veline sono totalmente nuovi. Ma l'energia e la missione sono quelle di sempre: smascherare, denunciare, contrastare, sbugiardare. E, questo, nonostante il Covid abbia messo a dura prova l'anima del programma, Antonio Ricci, e il suo staff.

Insomma, da lunedì torna in onda Striscia la notizia, giunta ben alla sua 34esima edizione: ma non vuole mostrare segni di invecchiamento.

Tanto che a tenere a battesimo la nuova stagione ci sono due pezzi da novanta del cinema e della fiction: Alessandro Siani, che porta il suo spirito napoletano irriverente e giocoso e Vanessa Incontrada, che porta il suo sorriso rassicurante e la sua simpatia. Due esordienti di lusso. «Stavolta abbiamo voluto vincere facile», spiega così il patron del Tg satirico la scelta dei due nuovi conduttori. Per Siani è importante «essere in tv perché con il Covid ha acquistato ancor di più un ruolo fondamentale». Per Vanessa si è trattato di una «scelta istintiva, faccio quello che mi piace».

Le due nuove veline sono ballerine professioniste: la bionda italo-americana Talisa Jade Ravagnani, 20 anni, già modella, e la mora (italianissima) Giulia Pelagatti, 22 anni. Entrambe con un passaggio nella scuola di Amici, hanno alle spalle già molta esperienza nei corpi di ballo televisivi. E ora affrontano un gran salto di carriera.

Nonostante le novità, però, non è semplice, come per tutti i programmi, ripartire dopo il Covid. Soprattutto se si fa satira. «Io sono stato molto male - ricorda Ricci - sono finito in ospedale con le cannette nel naso. Il mio vicino di letto è morto. Ne sono stato colpito profondamente. Ma ho reagito con forza, non volevo dargliela vinta a questa bestia, volevo masticare le flebo. Ho continuato a lavorare a Striscia anche dal letto». Cosa resta da un'esperienza del genere a uno come Ricci? Il desiderio di denunciare e lottare ancora di più. Non per nulla il sottotitolo dell'edizione di quest'anno è «La voce dell'inscienza», il misto di assurdità e contraddizioni di questi mesi tristi. «Ma non ci mettiamo a inseguire le notizie sul Green pass, è noioso, ne parlano già troppo i talk show che da quando c'è Draghi stanno languendo per mancanza di dibattito. Ci continueremo ad occupare, invece, dello scandalo delle mascherine che non proteggono, di cui i giornaloni non parlano».

Al solito il patron di Striscia ne ha per tutti. Che pensa del nuovo panorama tv con le diatribe tecnico-calcistiche di Dazn? «Purtroppo anche io sono rimasto vittima di Dazn - scherza -. A casa mia avremo 4 o 5 abbonamenti, perché non sapevamo se eravamo riusciti ad abbonarci. E comunque non siamo riusciti a vedere le partite». E che dire dei paradossi attuali del politicamente corretto? Il riferimento è alle polemiche che ci furono la scorsa stagione per una innocente imitazione degli occhi a mandorla da parte di Michelle Hunziker e Gerry Scotti. «Il politicamente corretto mi offende nel profondo - risponde serioso -. Io appartengo a un movimento religioso che prevede la satira, quindi i paladini del politicamente corretto offendono il nostro Dio. La libertà di prendere in giro è sacra». Infine il capitolo Massimo Boldi, che in un'improvvida intervista ha scatenato una bufera «ricordando» a Ricci di essere stato lui decenni fa ad avere per primo l'idea di un Tg satirico. «È una totale fake news. Boldi faceva uno sketch del telegiornalista-teleraccomando, di quelli che esistono da quando c'è la tv. Striscia fa inchieste vere. Ho affetto per Massimo - ribatte duro - come si ha affetto per lo zio scemo, ha fatto sempre ridere perché è un rimbambito, ed è il suo bello».

Alla coppia Siani-Incontrada seguiranno, nel corso della stagione, Sergio Friscia e Roberto Lipari, poi Greggio e Iacchetti,

Francesca Manzini e Gerry Scotti, infine Michelle Hunziker e Scotti. Nella squadra inviati debutta Nando Timoteo, nei panni di un finto (ma molto vero) giornalista inviato. La sigla non poteva essere che «Balla che ti pass!».

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