Coronavirus

Coronavirus, parla il pediatra del Bambino Gesù: "Anche per i bimbi valgono le stesse regole degli adulti"

Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie infettive dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, chiarisce i dubbi che ogni genitore ha sul Coronavirus nei confronti dei propri figli

Coronavirus, parla il pediatra del Bambino Gesù: "Anche per i bimbi valgono le stesse regole degli adulti"

È notizia di poco fa, di un neonato risultato positivo in Gran Bretagna. La madre, ricoverata in un ospedale nel nord di Londra qualche giorno prima del parto, era stata trovata positiva al Covid-19. Una notizia in controtendenza rispetto a quello che fino ad ora era stato detto, o forse no, vista la poca conoscenza che si ha di questo virus. Per chiarici le idee abbiamo chiesto al Prof.Alberto Villani responsabile di Pediatria Generale e Malattie infettive dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù.

Professore, può chiarirci le idee rispetto all'infezione di Coronavirus sui bambini

"Quello che resta confermato, con gli ultimi dati disponibili, in Italia positivi in questa fascia d'età sono un po' meno di 170 individui. Quindi un numero di positivi, non di malati, dove per fortuna non c'è nessuna letalità, nessun caso grave. Questo può essere detto con certezza e risponde anche a quello che è successo in Cina e nelle altre parti del mondo. Quindi fortunatamente i bambini quando contraggono il virus hanno forme lievi e questo è un dato acclarato".

Per comprendere meglio quando lei parla di fascia d'età a quale si riferisce?

"All'età evolutiva dai 0 ai 18 anni"

Come si infettano i bambini?

"Per contagio. Anche per i bambini valgono le stesse regole degli adulti. La cosa importante è capire che bisogna stare a quella che è detta la 'distanza interpersonale', di un metro, meglio ancora un metro e mezzo. Se si rispetta questo, e si rispetta quanto detto, cioè di tenere i bambini in casa, evitare i contatti non indispensabili, lavarsi spesso le mani, è chiaro che c'è il contenimento del virus. Se queste norme non vengono rispettate, ci si ammala, i bambini come gli adulti.

Voi al Bambin Gesù avete bambini ricoverati?

"I bambini al momento, per disposizione regionali e per degli accordi che sono stati presi con la Regione Lazio, sono ricoverati allo Spallanzani ma sono seguiti dai pediatri infettivologi e dalle infermiere del Bambino Gesù".

Quanti casi ci sono?

"Siamo nell'ordine di poche unità, ho parlato da poco con la responsabile della terapia neonatale di Bergamo e anche loro hanno dei neonati che sono positivi, ma non malati, quindi diciamo che, fortunatamente, nei bambini al momento non vengono descritte situazioni preoccupanti"

Si è spesso detto che i bambini sono quelli che trasmettono il virus in maniera più importante...

'E' un'opinione, nel senso che chi ora si sbilancia a dire delle cose che non possano essere scientificamente dimostrate, buon per lui, ma al momento non c'è nessuna dimostrazione che siano più o meno diffusivi degli adulti. L'unica certezza è che i bambini, come dicevamo, sviluppano forme lievi e forse proprio per questo diffondono il virus senza che sia palesemente evidente".

Quando un genitore deve cominciare a preoccuparsi e magari decidere di portare il proprio figlio al Pronto Soccorso?

"Quando i sintomi sono importanti. Quindi se un bambino respira male, o ha difficoltà nel farlo. L'ideale comunque sarebbe sempre far riferimento al pediatra curante e consultare prima lui. Però i genitori vanno rasserenati sul fatto che al 99% non è il Coronavirus ad aver determinato quello stato, perchè al momento, ed è sempre giusto specificarlo, bambini gravi non ce ne sono".

I bambini vengono curati con gli stessi medicinali che vengono dati agli adulti o per loro c'è un protocollo diverso?

"Al momento non c'è nessuna terapia per il coronavirus, si usano le opzioni terapeutiche di cui si dispone, quindi se c'è un bambino in grave insufficienza respiratoria che manifesta una polmonite interstiziale, si usano le stesse procedure e gli stessi tipi di medicinali che vengono usati negli adulti".

Si dice di tenere il più possibile i bambini lontani dai nonni perché sono una categoria a rischio...

"Se c'è stato un giusto criterio di isolamento, quindi i bambini sono stati isolati per tempo, c'è stato il rispetto di tutte le indicazioni, non hanno frequentato la scuola e vivono nello stesso ambiente "isolato" familiare, non esiste nessuna controindicazione nello stare con i nonni. Se invece si frequentano più persone allora è bene gli anziani, non facendogli avere contatti con i più piccoli, ma questo dipende molto da quello che si è fatto, e dal rischio a cui si è esposti. E' importante però ricordare che se nessuno è contagioso, nessuno viene contagiato".

Al Bambino Gesù avete predisposto un triage per i casi sospetti prima di accedere oppure i bambini arrivano e secondo i sintomi fate poi il tampone?

"In tutti gli ospedali, non solo al Bambino Gesù, è stato stabilito proprio un criterio di attenzione particolare, quindi se ci sono dei bambini che hanno sintomi respiratori, vengono trattati nel rispetto di tutte quelle che sono le precauzioni che si devono avere. Anche i presidi medici (protezioni, mascherine camici etc ndr) sono usati dal personale in base alle disposizioni che hanno. Quindi in Pronto Soccorso bisogna averli, ma in altre situazioni, indossano i presidi protettivi, coloro che hanno dei contatti con i pazienti, altrimenti non c'è bisogno di essere tutti 'mascherati'. Un uso intelligente delle mascherine fa sì che poi siano disponibili quando servono".

In Inghilterra è nato un bambino positivo al virus da una madre infetta. Cosa succede se si prende il virus in gravidanza?

"Al momento non si sa cosa succede a lungo termine, perché il virus è nuovo e abbiamo informazione di donne che lo hanno preso solo nelle ultime settimane o negli ultimi mesi di gravidanza, che però hanno dato alla luce bambini sani e negativi. Qundi quello che sappiamo è che con ogni probabilità il virus non si trasmette dalla mamma al bambino, non compromette gli esiti del parto e non dà problemi gravi. Naturalemente non possiamo essere sicuri, e la donna inglese è l'esempio di questo, perchè il numero di donne studiato non è sufficiente, ma fino ad ora in tutti i casi riscontrati nessuno ha avuto problemi. Non sono disponibili evidenze di trasmissione verticale del virus e il timing e le modalità del parto come la scelta dell’anestesia generale o regionale dipendono dalle condizioni cliniche della donna, dall’età gestazionale e dalle condizioni fetali".

Per quanto riguarda invece l'allattamento?

"Rispetto all’avvio e al proseguo dell’allattamento, diverse Agenzie e gruppi internazionali si stanno pronunciando o mantengono le raccomandazioni già rilasciate. Il CDC (centri per la prevenzione e il controllo delle malattie ndr) conferma come, al momento, non sia stato trovato il virus nel latte materno in donne affette da COVID-19. L’OMS, (Organizzazione mondiale della sanità ndr) in un documento ufficiale non raccomanda la separazione madre-bambino e indica che la madre può continuare ad allattare considerati i benefici dell’allattamento e il ruolo insignificante del latte materno nella trasmissione di altri virus respiratori”. L’OMS, così come l’UNICEF, raccomanda alle madri di rispettare tutte le misure igieniche, tra cui il lavaggio delle mani e l’uso della mascherina quando si trova nelle vicinanze del bambino o della bambina".

Qualche raccomandazione da dare?

Quelle che abbiamo detto fino ad ora, se i cittadini hanno senso di responsabilità e rispettano l'isolamente chiaramente tutto avrà esiti meno devastandi e avrà una durata più breve. Se invece non si comprende questo e non si hanno le accrtezze allora il rischio concreto c'è.

608px; -webkit-text-stroke-color: rgb(33, 37, 41);">Quindi se le norme sono state predisposte vengono rispettate alla lettera, si può essere fiduciosi in un contenimento in tempi ragionevoli, ma parliamo comunque di settimane, non certo di pochi giorni settimane/mesi".

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