Barbara d'Urso opinion leader: "Un po' Oprah, un po' Baudo"

Per «Vanity Fair» è tra le 10 donne più influenti: "Da 12 anni sono in diretta tv sei giorni su sette"

Barbara d'Urso opinion leader: "Un po' Oprah, un po' Baudo"

Vanity Fair celebra Barbara d'Urso tra le 10 donne più influenti d'Italia. Nel numero diretto da Francesco Vezzoli, uno degli artisti italiani più affermati nel mondo, la conduttrice trova posto nella top ten delle opinion leader che scandiscono i tempi del nostro costume e della nostra quotidianità. Un riconoscimento, senza dubbio. Specialmente sulle pagine di un giornale che è, a sua volta, opinion leader e riserva copertine spesso a donne più chic che popolari. È la nuova tappa di un percorso, quello di Barbara d'Urso, che in questi decenni di carriera è passata dalla commedia all'italiana alla televisione che condiziona l'Italia, ne determina i gusti e ne scolpisce le sensibilità.

Nelle pagine del servizio, lei è ritratta nei panni di Madame Jeanne Bécu, contessa du Barry. E poi è stata intervistata da Michele Masneri, che ne ricostruisce l'innegabile rilievo socio-culturale di questa «Oprah Winfrey italiana, anche un po' Pippo Baudo» descrivendola nella sua casa di Capalbio, l'ex «piccola Atene» che si popolava di «intellettuali e aristocratici coi maglioni ispidi». Sfiorando Asor Rosa e Petruccioli, rievocando il bacio di Achille Occhetto ad Aureliana Alberici in un uliveto nel 1988, si consacra anche la nuova Capalbio versione Carmelita. «Fai più ore di diretta della De Filippi», chiede Masneri. «Sono in diretta sei giorni su sette da ormai 12 anni», risponde lei, che conferma di essere «sempre stata di sinistra» e che «il padre dei miei figli» era di Rifondazione Comunista. Ma, a parte le schermaglie dialettiche, uno dei punti centrali dell'intervista è quello sul «trattamento Pupi Avati». «Che è il trattamento Pupi Avati?», chiede. «Fare qualche parte dolente in qualche film Mibact che non incasserà nulla ma ti procurerà lo sdoganamento intellettuale». «Ma io non verrò mai sdoganata, faccio troppo comodo così». In effetti Barbara d'Urso in questa fase è il bersaglio perfetto della critica radical chic o sedicente tale, che l'ha eletta simbolo del trash e pertanto la sfrutta come termine di paragone per qualsiasi intemerata socioculturale. «Ma non vuoi fare un film serio che va a Venezia insieme ad Alba Rohrwacher?». «Ma io ho fatto delle fiction serie (...). Se io faccio un film di Pupi Avati al massimo posso prendere un David di Donatello. Invece così arrivo a tutti, faccio battaglie importantissime».

Insomma, un'intervista che fotografa

anche nei minimi contorni il ruolo di Barbara d'Urso nel panorama televisivo (ma non solo) e ne riconosce il peso specifico. «Zingaretti ha detto che il governo è come Mark Caltagirone». «Lo so, l'ha detto da me». Capito?

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