Nel lungo racconto autobiografico Viaggio in una vita apparso a puntate su Novella nel 1958 Giorgio Scerbanenco sentì l'esigenza di spiegare ai suoi lettori il rapporto speciale che aveva con la scrittura e l'ispirazione dichiarando: «Ho scritto dappertutto, e nelle condizioni meno confortevoli. Non mi occorre né solitudine, né silenzio, né scrivanie speciali. L'unica cosa di cui ho bisogno è la macchina per scrivere - una qualsiasi, anche la più scassata - perché voglio vedere subito chiaro e ben allineato quello che scrivo. Ho scritto nelle osterie, nelle camere d'albergo vicino al lavabo, a letto e in luoghi affollati dove tutti gridavano. Caso mai è il troppo silenzio e raccoglimento che mi dà fastidio». Proprio in quei momenti Scerbanenco amava ascoltare, talvolta, anche un po' di musica. Usava mettere sul tavolo di casa il mangiadischi assieme a una pila di 45 giri di fianco da inserire e poi iniziava a scrivere. Persino quando si trovava a rifugiarsi fra le pareti del Bar Gabbiano di Lignano Sabbiadoro non dimenticava mai di mettere alcune monete nel grande juke box mentre lavorava in un angolo del locale.
Chissà cosa avrebbe mai pensato il grande maestro del noir se avesse potuto ascoltare il concept album Traditori di tutti che il prossimo 21 ottobre la band dei Calibro 35 pubblicherà per l'etichetta americana Record Kicks. A quarantasette anni dalla pubblicazione del romanzo originario di Scerbanenco che ha originato il disco, i Calibro 35 ne ripropongono le atmosfere scegliendo di colorare le vicende originarie con un sound funk e psichedelico. L'avventura letteraria rivive in un album strumentale in cui si sentono echi degli Anni Settanta e che rimanda alla vena compositiva di gruppi prog come le Orme e gli Osanna ma anche alle prime sperimentazioni jazz rock dei Chicago e alla musica da film di autori come Ennio Morricone, Franco Micalizzi e Luis Bacalov, Armando Trovajoli. Furono proprio questi ultimi due compositori a siglare le colonne sonore di film come La mala ordina, Milano Calibro 9 diretti dal regista Ferdinando Di Leo e liberamente ispirati a storie di Scerbanenco. Due pellicole spesso citate dal regista americano Quentin Tarantino fra le sue preferite e che i Calibro 35 si sono divertiti a reinventare a loro modo nel video promozionale del brano Giulia Mon Amour.
Un videoclip che è un remake di alcune scene chiave di quei film e che ci mostra la band mentre suona in una oscura cantina indossando passamontagna da rapinatori. Sarà la bobina su cui è inciso il brano musicale improvvisato dal gruppo a passare di mano in mano fra piazza Duomo, il Parco Sempione e i Navigli seguendo i percorsi di una immaginaria linea tranviaria milanese? Chi sono quei loschi individui che trafficano nell'anonima bottega di un barbiere e in un bar di periferia? Cosa si stanno scambiando? Le facce dei musicisti Enrico Gabrielli (che imita alle perfezione i tic del caratterista Omero Capanna), Massimo Martellotta, Mario Rondanini, Luca Cavina oltre a quella del produttore Tommaso Colliva (abituato in altre occasioni a registrare i dischi dei Muse) sembrano davvero prese da una storia di Giorgio Scerbanenco. E non è un caso che la band fosse apparsa in precedenza anche in una scena al night della pellicola Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido dove suonava per l'occasione brani beat. Il concept album "Traditori di tutti" mostra la sua dichiarazione di intenti fin dall'impronta digitale di un pollice messa in copertina su sfondo rosso. E la scelta di essere fedeli nello spirito noir all'originale romanzo viene esplicitata anche nelle brevi didascalie che commentano emblematicamente pezzi dai titoli inglesi come "Prologue", "Stainless Steel", ""Mescaline 6", "The Butcher's Bride", "Two Pills in The Pocket".
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