A Pistoia si parla di cambiare il nome di un liceo scientifico che porta il nome di «Amedeo di Savoia duca d'Aosta». La questione ha attirato l'attenzione anche del Fatto quotidiano, intervenuto sul tema con un lungo articolo dello storico dell'arte Tomaso Montanari, il quale vorrebbe far sparire il nome del Savoia (e non solo quello) perché: «Il periodo fascista non è una stagione come la primavera, attraverso la quale si passa inevitabilmente: il fatto che sia esistito scalfisce eccome le storie ignobili di tutti coloro che, avendo responsabilità e potere, o lo sostennero o non lo fermarono». Abbiamo chiesto un'opinione allo storico contemporaneista Francesco Perfetti, che sta lavorando alla pubblicazione dei diari di Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942) sui cui contenuti inediti ha scritto di recente sulle nostre pagine.
Professor Perfetti: cosa pensa dell'idea di far sparire il nome del Duca d'Aosta da un liceo di Pistoia?
«Guardi, Montanari è un bravo storico dell'arte ma magari dovrebbe limitarsi a quello, al Barocco che conosce bene. Qui non siamo semplicemente alla cancel culture, qui siamo alla manipolazione politica della storia. È un problema che in Francia ad esempio hanno già affrontato gli storici che hanno fondato Liberté pour l'histoire lanciando un appello proprio per evitare che la memoria storica venga distorta a partire dall'attualità, per evitare la deleteria tentazione di moralizzare la Storia. Come si fa a cancellare l'apporto che i Savoia hanno dato alla storia italiana? All'unificazione del Paese? E poi dove si pone il limite? Leviamo Giulio Cesare perché era un colonialista?».
Lei sta lavorando alla pubblicazione dei diari del Duca d'Aosta: che personaggio ne esce?
«Amedeo d'Aosta era un personaggio sempre lontano dalle ambizioni politiche, più che un fascista era un uomo vicino al nazionalismo di stampo risorgimentale come già aveva notato Gioacchino Volpe. Condannò molte scelte del fascismo, come le leggi razziali, e fu sempre contrario allo scivolamento del regime verso la Germania. Come emerge anche dai suoi diari fece tutto il possibile per allertare Mussolini dell'impreparazione militare italiana alla guerra e del fatto che gli italiani erano dubbiosi rispetto all'alleanza con il nazismo. E questo va detto con chiarezza».
E il colonialismo?
«Certo, è stato Viceré d'Etiopia e ha portato avanti il colonialismo italiano in Africa, ma bisogna intendersi su che tipo di colonialismo. Subentrò dopo la repressione portata avanti dal generale Graziani e impostò la politica coloniale in maniera completamente diversa. Tanto che rifiutò ogni collaborazione proprio con Graziani, chiarendo che se glielo avessero imposto avrebbe rinunciato alla carica. Amedeo fu influenzato moltissimo da suo zio Luigi, il duca degli Abruzzi, che è stato un grandissimo esploratore ed era curioso della cultura africana. Mi viene in mente una frase di un grande giornalista come Virgilio Lilli che diceva che Amedeo di Savoia era l'unica figura che tutti gli italiani di tutte le tendenze accettassero. Cancellarlo dalla Storia non è solo moralistico: è diseducativo. Stranamente questa idea di cancellare, che è comunque sbagliata, non viene applicata a vie con nomi di dittatori comunisti o a personaggi che hanno negato in ogni forma la cultura liberale e democratica».
E il fatto che il fascismo abbia usato il ramo Aosta come strumento di minaccia verso la casa regnante?
«Rientrava negli strumenti di minaccia politica usati da Mussolini e da tanti altri. Ma venne fatta facendo leva su Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta, il padre di Amedeo.
Amedeo era fuori dalla politica. Può darsi che qualcuno abbia fatto anche il suo nome ma i suoi interessi erano tutt'altri. Questo processo alla Storia è solo autolesionismo intellettuale... Non ha senso ed è infondato».
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