«Candia 1669», il canto della difesa dell'Occidente

«Molto si parla, si canta e si suona di Mare Nostrum» in Candia 1669 musica veneziana, greca, ottomana e sefardita (cd pubblicato da Bongiovanni), secondo un ben noto format () oggi spesso annacquato in un revisionismo buonista da cui si rimuovono guerre sante, invasioni, piraterie e commercio degli schiavi per magnificare i valori unificanti della cucina all'olio d'oliva e dell'intervallo di seconda minore». Così Carlo Vitali nelle ficcanti e informate note introduttive ci introduce ad un progetto in memoria del musico e studioso Saverio Villa, che ricorda «il prossimo 350simo anniversario della caduta di Candia. Più che il semplice assedio di una città, fu una guerra totale fra Oriente islamico e Occidente cristiano in cui a vario titolo rimasero coinvolti nel corso di ventiquattro anni (16451669) l'Impero turco e i suoi indocili vassalli barbareschi del Nordafrica da una parte, e dall'altra una coalizione formata da Repubblica di Venezia, Cavalieri di Malta, Granducato di Toscana, Stato Pontificio, Francia, Savoia, Impero asburgico. Interminabile epopea di eroismi e miserie, di condottieri morti in battaglia sulla terra e sul mare, di colpi di Stato e trattative inconcludenti. Con l'immancabile strascico di peste, stragi di civili, carestie, desolazione di territori un tempo floridi».

Ascoltare per rispettarsi reciprocamente senza «retrospettivi sensi di colpa, visto che le incursioni saracene in Italia, fino alle porte di Roma e all'abbazia di Montecassino, precedettero di svariati secoli quelle Crociate per le quali oggi si tende a chiedere scusa».

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