Dieci anni fa, forse, avevano capito di essere tre teenager in gamba. Armati di voci, poca peluria sul volto e tanta speranza Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble si muovevano da proto-star alla corte di Antonella Clerici in Ti lascio una canzone. Poi, solo poi, sarebbe venuto un clamoroso duetto con Barbra Streisand (2012) e una vittoria al Festival di Sanremo (2015): fu quando Il Volo si staccò definitivamente da terra. Oggi, la consacrazione del decennale di una carriera ad alta quota avviene passando dal plurale al singolare. Ma che Singolare. Dalla Clerici al clerico (il sacerdote) numero uno del pianeta: il papa. Fresco di palcoscenico («ma va chiamato altare», specificano loro con l'aria di essere stati corretti giusto qualche ora fa), il Volo presenta a Milano «l'esperienza incredibile» di aver cantato l'Ave Maria alle «Giornate Mondiali della Gioventù» a Panama, di fronte a Papa Francesco. E poi ci sarebbe il ritorno al Festival (con Musica che resta), l'album intitolato Musica, in uscita il 22 febbraio in tutto il mondo, e un tour mondiale, con passaggi simbolici a Matera Capitale della Cultura 2019 (fine maggio) e all'Arena di Verona (settembre).
Partiamo da qui: Il Papa e voi, che esperienza è stata?
Ignazio: «Banale dire che è stato il modo migliore per dare inizio ai festeggiamenti del nostro decennale. Siamo ancora giovani, cresciuti con questo Papa rivoluzionario, molto vicino ai ragazzi. Io non sono praticante, ma credo in Dio, col quale cerco un rapporto interiore. Mettere le nostre doti al cospetto di Dio e vedere migliaia di giovani devoti alla Chiesa e in lacrime ci ha commosso».
Gianluca: «E poi tutto è finito con un selfie con Francesco».
A proposito di superstar in odor di santità, tra le cover del vostro disco spicca People della divina Streisand. Voi che la conoscete, qual è stata la sua reazione?
Ignazio: «La verità? Le abbiamo spedito due giorni fa il pezzo. E non abbiano ancora avuto risposta. Ma duetteremo con lei in uno speciale per il canale PBS, prima del nostro tour in Usa».
Piero: «Lei comunque lavora più di noi, quindi aspettiamo fiduciosi».
Un'altra cover illustre è Meravigliosa creatura di Gianna Nannini, in chiave molto sinfonica.
Gianluca: «Con Gianna siamo amici e ci ha detto subito di sì. Con questo disco e con la produzione di Michele Canova cerchiamo di aprirci un po' di più al pop. Cerchiamo di unire i nostri tre gusti musicali, che sono differenti».
Quali sono i vostri punti di riferimento?
Ignazio: «Io ascolto Stevie Wonder e Pino Daniele, Piero è cresciuto con la lirica e vorrebbe un giorno esordire in un'opera in un teatro del mondo. Gianluca è cresciuto ascoltando con suo padre De André e Guccini».
Ma fate musica che non esitate a definire nazionalpopolare: i pregiudizi vi irritano ancora oggi, dopo milioni di dischi venduti?
Gianluca: «Sappiamo bene di non poter piacere a tutti, diciamo che a volte quei pregiudizi nascono da gusti. E ognuno ha i suoi».
Un tour mondiale che vi porterà a maggio in Giappone, nel 2020 negli States. In Italia girerete questa estate. A Maggio però c'è Eurovision: e in quei giorni siete tra Osaka e Tokyo. Sicuri di non vincere il Festival dunque...
Ignazio: «A Eurovision non rinunceremmo mai. Faremo avanti e indietro in aereo, sposteremo date piuttosto».
Nei due inediti Vicinissimo e Fino a quando fa bene avete un approccio canoro differente: state cambiando?
Ignazio: «Quando abbiamo iniziato eravamo ragazzini cui si diceva come cantare un certo pezzo e noi eseguivamo. Ora siamo adulti, e ci prendiamo le nostre libertà».
Esibirvi davanti al papa era un vostro sogno.
Quale avete ora?Gianluca: «Duettare con Michael Bublè. Un altro che come noi ha saputo recuperare la tradizione, tra l'altro cantando brani di Frank Sinatra e Perry Como, grandi italiani. L'italianità nel mondo piace ancora tanto».
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