A giudicare dai commenti sui principali social network , molti abbonati Rai non capiscono come si possa definire da servizio pubblico la performance di Luciana Littizzetto domenica sera a Che tempo che fa . Al termine del programma condotto da Fabio Fazio su Raitre, la comica ha tenuto il suo consueto monologo satirico. Galvanizzata dalle ultime notizie, la Littizzetto si è lanciata in una tirata contro i politici in generale e contro Berlusconi in particolare. Incipit : «Ma lo capite che non ne possiamo più, che ci siamo rotti le balle?». Tesi: «Non è antipolitica, la politica è una cosa bella. Noi ce l’abbiamo con voi (politici, ndr ), che vi fate i fatti vostri sulla nostra pelle». Svolgimento: «Una volta accettavamo le vostre cazzate: mangiavate la mortadella in Parlamento, facevate finta che Ruby era nipote di Mubarak. Ci siamo messi anche a ridere, adesso basta. Monti ci ha messo tutte ’ste supposte una per una come le cartucce della cerbottana ». Conclusione: «Adesso torna Berlusconi e sale lo spread. Non dico un pudore, che è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il c...o!». Applauso del pubblico, share alle stelle (22%, sette punti sopra la media del programma), e finta indignazione di Fazio: «Sei una populista».
Ognuno si diverte come può e come gli pare, ci mancherebbe. Fissare i confini della satira è pericoloso. A volte è impossibile distinguere dove finiscono le sanzioni agli insulti e dove inizia la censura. La Littizzetto poi secondo alcuni colleghi giornalisti è anche una grande scrittrice e chi ha qualcosa da eccepire è uno snob. (A proposito, la Mondadori per cui pubblica l’Autrice non è proprietà di quel rompiscatole di Berlusconi?).
Resta il fatto che molti spettatori sono rimasti perplessi, e noi con loro. L’esibizione ricordava gli show a senso unico a cui ci hanno abituati molti comici pagati dal contribuente, incluso quello di centrodestra. Nulla di nuovo, anzi la solita solfa: e la banalità, per i comici, è peggio della volgarità (copyright Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano su Twitter ). Nell’attesa di sapere dalla Littizzetto se e quanto Bersani o Vendola abbiano «rotto il c...o», ci chiediamo: non è che fino alle elezioni ci toccheranno di nuovo i comizi da due soldi mascherati da satira da due soldi, magari a Sanremo dove si riformerà la coppia Fazio- Littizzetto? La satira sì, la predica con volgarità in diretta meglio di no, come sintetizzava ieri una nota del consigliere Rai Antonio Verro.
Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi avrebbe scritto ad Antonio Di Bella, direttore uscente di Raitre, invitando gli autori di Che tempo che fa a un maggior rispetto e a evitare gli eccessi. Del resto Gubitosi ha invocato rigore a viale Mazzini, non solo nei conti, e indicato come modello il megaflop Se una farfalla batte le ali , ovvero le lezioni di economia tenute da Giuliano Amato. Un mortorio che riflette un’idea della tv lontanissima da quella di «Lucianina». In nome del rigore, la Rai dei tecnici ha licenziato un cronista per una freddura offensiva sui tifosi del Napoli; ha criticato Unomattina in cui alcuni servizi giornalistici sconfinavano nel favore agli amici; ha espresso dubbi sul conduttore- rocker de L'ultima parola Gianluigi Paragone, giudicato troppo ribelle per via dell’orecchino. Tanta conclamata sobrietà fa a pugni con quanto visto a Che tempo che fa . Alla vigilia delle elezioni più sofferte degli ultimi vent’anni, è lecito sperare sia stato un incidente di percorso che non riflette in alcun modo la linea editoriale della Rai.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.