Il personaggio della settimana

Il politicamente corretto che indigna solo gli italiani

Se per una banalissima ironia sugli occhi a mandorla Striscia la notizia è finita nella polemica internazionale, quale sarà la prossima vittima?

Il politicamente corretto che indigna solo gli italiani

Che bell* l'Itali*! "Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori", si diceva un tempo. Oggi l'Italia, per la quale rivendichiamo il femminile, ma avremmo fatto lo stesso in caso di maschile, senza asterischi denigranti per la gloriosa lingua di Dante Alighieri, si è riscoperta come Paese dei politicamenti corretti. Lo hanno capito a loro spese i conduttori di Striscia la notizia, Michelle Hunziker e Gerry Scotti, nuovamente protagonisti delle cronache per essere finiti nel mirino dell'eccesso di politicamente corretto che da troppo tempo soffoca il nostro Paese. E, come se non bastasse, si sono (e ci siamo) dovuti sorbire la ramanzina dalla comunità social internazionale, tutto per una gag. Vecchia? Sì. Inutile? Anche. Offensiva? No.

La gag

Partiamo da un presupposto: il mondo si evolve e anche la lingua è giusto segua lo stesso corso. L'italiano è una lingua viva e lo dimostrano i cambiamenti avvenuti dal volgare di Dante ai giorni nostri. Ma esiste un limite tra evoluzione e senso del ridicolo e noi, purtroppo, lo stiamo valicando. Pensate che grave colpa possono aver avuto i conduttori di Striscia la notizia quando, nel lanciare un servizio riguardante Pechino, hanno storpiato la "erre" di Rai con la "elle", trasformandola in "Lai". Ma, colpa ancora più grave, hanno tirato gli angoli degli occhi per simulare i tratti somatici asiatici. Che affronto! Esiste un problema di razzismo contro gli asiatici? Sì. Ma la spasmodica ricerca da parte dei social dell'elemento sul quale montare la polemica per trovare i capri espiatori di una battaglia ideologica rischia di ridicolizzare la vera battaglia contro un'emergenza reale.

Lo stupore dei cinesi

Ma il problema, il più delle volte, siamo proprio noi italiani con la nostra smania esterofila. La generazione social trasmette continuamente sul web l'immagine di un'Italia retrograda, razzista, omofoba. Una narrazione, spesso viziata e appiattita proprio dal germe del polticamente corretto, che dà il diritto a perfetti sconosciuti stranieri di darci lezioni, com'è accaduto con il caso di Striscia la notizia. E noi? Gli italiani non hanno minimamente pensato di difendere due professionisti come Gerry Scotti e Michelle Hunziker, simboli impegnati in vere e importanti campagne sociali. Scorrendo i commenti sul post del profilo americano che ha rilanciato la polemica si scorgono tantissimi utenti italiani che si scusano per il comportamento dei conduttori. Italiani che puntano il dito contro due pilastri della nostra tv colpevoli solo di aver messo in piedi una gag che non faceva ridere.

E ce lo dicono pure gli asiatici che quanto fatto da Gerry Scotti e Michelle Hunziker poteva essere solo tacciato di banalità ma non di razzismo. "Non mi sono offeso, per noi è uno scherzo", ha detto Leo Li ai microfoni di Striscia la notizia. Non un cinese qualunque, ma il direttore e co-fondatore del Centro culturale cinese di Milano. Se nemmeno i cinesi si sono offesi, perché si devono offendere gli europei o gli americani?

L'Italia (non) s'è desta

Allora iniziamo a smettere di parodiare l'accento romanesco. Finiamola di rappresentare i sardi come un popolo di pastori, i liguri come persone estremamente tirchie. Dobbiamo smetterla di ironizzare sui tedeschi che mangiano i crauti e i francesi che mettono la baguette sotto l'ascella.

Perché continuiamo a stereotipare i campani come pizzaioli? Evviva le peculiarità che ci rendono unici, evviva il toscano senza la "ci" e gli occhi a mandorla degli asiatici! Ridateci la satira, la voglia di ridere e di prenderci in giro senza dover pesare ogni parola! Ridateci il sano e vero politicamente scorretto! Se ai tempi di Goffredo Mameli "l'Italia s'è desta", ora è tornata a dormire, travolta dalla deriva del politicamente corretto e succube della dittatura dell'asterisco.

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