Cecilia Bartoli: "Celebro Farinelli ma non sopporto chi castra la musica"

La più famosa cantante italiana dedica un cd e un tour al grande evirato del '700

Cecilia Bartoli: "Celebro Farinelli ma non sopporto chi castra la musica"

Omaggio fra big. Cecilia Bartoli, la più famosa cantante italiana d'oggi, dedica il suo nuovo cd Decca al più celebre castrato di tutti i tempi: Farinelli. Già, il cantante che ispirò il film di Gérard Corbiau, Farinelli - Voce regina (1994). Voce un po' dono di Dio e un po' frutto di un'operazione - l'evirazione - cui furono soggetti almeno 100mila ragazzi nel Settecento. Nel film abbondavano piume, coroncine, corsetti e mantelle, ma anche Cecilia Bartoli non scherza nei concerti del tour europeo dedicato all'artista. Va in scena con abiti maschili, femminili, si veste e traveste mentre sullo sfondo giganteggia il San Carlo di Napoli, il teatro dove sbocciò un giovanissimo Carlo Maria Michelangelo Nicola Broschi (Andria, 24 gennaio 1705 - Bologna, 15 luglio 1782), in arte Farinelli.

Partiamo dalla copertina del cd: Cecilia transgender, con barba, baffi e postura maschia...

«È il gioco teatrale, si entra ed esce dai personaggi vivendo altre vite: il bello dell'artista. Il punto è che noi ci crediamo pure. Per dire: se canto l'aria di Cleopatra, io in quel momento mi sento proprio Cleopatra. Indosso la barba? Mi sento un imperatore o un eroe».

Nel tour e nel cd - con arie di Porpora, Hasse, Brioschi - mette in scena la vita d'artista: era più dura per i divi di allora, rispetto a quelli di oggi? Partiamo dai viaggi.

«Oggi si combatte con il jet-lag. Però avete presente il freddo che si pativa nel passato? Ore ed ore su carrozze scomodissime e poi questi poveri cantanti arrivavano in alberghi gelidi esponendo le loro corde vocali, organi delicatissimi, a continui pericoli».

In compenso, non c'era la pressione dei media e dei social media...

«Con i social media è questione d'intelligenza. Che senso ha postare quel che mangi, le notizie su figli e marito? Ma veramente la gente è interessata a tutto questo? La vita privata andrebbe tutelata, mentre vedo tanta esagerazione, soprattutto nei giovani artisti. Tutto questo diventa un secondo lavoro. Io sono musicista e mi concentro sulla musica».

Altro confronto. Un tempo le cantanti curvy erano richieste. Ora, guai a chi sgarra con la bilancia.

«Io difendo l'integrità corporea degli artisti. Ho visto troppi colleghi farsi condizionare da giudizi sulla loro taglia e sottoporsi a diete sfibranti che poi compromettono la voce. Che cosa conta se sei grassa o magra? Sei una cantante, non stai in palcoscenico per fare Liz Taylor».

In questi ultimi anni la vediamo concentrata sull'Europa. Cina e Usa sono cancellati per sempre o rientrano nei piani futuri?

«Ho fatto una tournée in Cina, ed ero entusiasta per le sale strepitose e il pubblico giovane ed entusiasta. Ma l'inquinamento era tale che stavo male, mi girava la testa. Mi consigliavano di indossare una mascherina. Per la verità, noi cantanti abbiamo bisogno di ossigeno, altro che di mascherine...».

Quindi croce sulla Cina perché troppo inquinata?

«Vediamo che cosa succede... Non escludo di tornarci».

E gli Usa?

«Ho cantato moltissimo negli Usa, un Paese che mi ha dato tanto. Però poi la mia carriera si stava sviluppando tutta Oltreoceano, era sbilanciata. Io sono italiana e mi sento molto europea. Così mi sono concentrata sull'Europa. Ma chissà, in futuro...».

Chiediamo a lei che è direttrice a Salisburgo perché in Italia non si riesca ad avere una manifestazione di questa portata. Non riusciamo proprio ad andare oltre il festival-boutique? Solito concetto del piccolo è bello?

«Salisburgo è così perché c'è sostegno. Perché il governo ci crede e si impegna. Da noi si parla, si parla: ma che cosa si fa per la cultura? Spesso si usano i teatri come passerella. Poi, una volta spenti i riflettori, spariscono tutti. I teatri vanno aiutati e non usati, anche e soprattutto quelli piccoli, gioielli che finiscono per essere convertiti in cinema, altrimenti chiuderebbero. Ne approfitto per lanciare un appello per il Bellini di Catania: chi ama Bellini si faccia avanti, il teatro va salvato».

Dalla Scala sta per andarsene il sovrintendete Alexander Pereira. In nome dell'amicizia che vi lega, lei cancellò le date a Milano quando seppe della mancata riconferma come manager.

«L'opera in cui avrei dovuto cantare è andata in scena con grande successo, pensiamo a questo. Danielle de Niese (la cantante che l'ha sostituita, ndr) è un'attrice nata, bravissima. Mi spiace soltanto che il progetto non andrà avanti così come era stato concepito».

La sua prossima volta in Italia?

«Forse il prossimo agosto. Ci sono progetti con un festival. Non posso ancora confermare. Ma ci conto».

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