Cultura e Spettacoli

Che stile la Francia satira e caciarona di Hervé

Dunque, c'era una volta Louis-Auguste-Florimond Ronger detto Hervé. A metà Ottocento inventa l'operetta ma viene oscurato dal rivale-genio, Jacques Offenbach. Sogna di scrivere per i grandi teatri di Parigi, ma viene trattato come il «compositore suonato» (dal titolo di una sua pièce). Scrive da sé: testi e musica; interpreta i ruoli principali; è regista e amministratore. Corre in Prefettura e al Ministero, «senza contare le genuflessioni a ventre piatto davanti alla Censura». Il Palazzetto Bru Zane ha riesumato la sua Mam'zelle Nitouche (il relativo film con Fernandel fu tradotto in italiano Santarellina), che gira la Francia di provincia in cui è ambientata (anche se l'abbiamo vista a Losanna). Un'operetta-vaudeville dove nessuno è quello che sembra, a partire da Célestin, devoto organista del convento di giorno e musicista d'avanspettacolo la sera (il giovane Hervé passava dall'organo di Saint-Eustache ai bordelli musicali delle folies). Pierre-André Weitz ha basato la regia sul travestimento totale: il convento diventa boccascena o palcoscenico o caserma, mentre le suore non vedono l'ora di ballare con gli ufficiali, i soldati di mettersi il tutù e i graduati di corteggiare le ballerine. In scena Olivier Py è un Hervé dei nostri tempi: attore, regista e drammaturgo, direttore del Festival di Avignone e cabarettista travestito col nome di Miss Knife. Passa in modo esilarante da madre superiora vociante sotto gli occhiali culo-di-bottiglia a scollacciata sciantosa in piume di struzzo rosse, a soldato imbranato e sempre più sbronzo.

La satira in Francia ha radici profonde.

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