Clic, ma quante fiere (troppe?) Ormai siamo tutti fotografi

Clic, ma quante fiere (troppe?) Ormai siamo tutti fotografi

Spesso ragioniamo su quanto le nuove tecnologie provochino un necessario cambiamento nella visione «tradizionale» delle cose. Molti linguaggi dell'arte stanno vivendo, così come i mezzi di comunicazione, una crisi epocale: non la fotografia che anzi vede accrescere il suo potere seduttivo e un grande interesse da parte del pubblico anche grazie alla concorrenza (o forse alla coesistenza) di digitale e degli smartphone. In particolare in Italia si moltiplicano mostre, festival, rassegne, fiere interamente dedicate alla fotografia e sempre in tali occasioni vige il principio inclusivo: accanto ai grandi maestri, a quei nomi ormai conclamati che di solito fanno cassetta, trovi il fotografo sperimentale, il giovane emergente, il dilettante e l'appassionato. Perché la fotografia non ha una grammatica né una sintassi, non si sottopone a regole particolari, non ci vuole un'abilità accademica né bisogna essere andati a scuola anche se i corsi di fotografia più o meno accreditati spopolano. Un modello lanciato dagli annuali «Rencontres» di Arles e ripreso (ormai è una tradizione) da Reggio Emilia. In queste settimane (e fino al 9 giugno) la XIV edizione di Fotografia Europea indaga sui «legami» tra intimità, relazioni, nuovi mondi. Una kermesse composta da decine di mostre che si estende su altre città dell'Emilia-Romagna e che vede al centro le personali di maestri come Horst P. Horst, Larry Fink, Vincenzo Castella, un focus sul Giappone, Francesco Jodice. Immancabile, potenzialmente interessante, il circuito «off», con oltre 300 presenze. Solo la fotografia, oggi, può vantare certi numeri: forse siamo tutti fotografi? Stesso discorso a Torino, per il secondo esperimento di «Fo.To», capitanato dal Museo Ettore Fico, che apre il 2 maggio raddoppiando almeno le adesioni del 2018. Con una nuova fiera, salomonicamente battezzata «The Phair» presso l'ex Borsa Valori, cui partecipano gallerie selezionate da tutta Italia. Oltre alle mostre (istituzionali e non) incuriosiscono gli archivi, gli spazi aperti per l'occasione, le biblioteche e, ancora una volta il circuito alternativo, dove gli appassionati si «travestono» da specialisti. Sabato 11 maggio, in concomitanza con il Salone del Libro, ci sarà la notte bianca della fotografia, per uno schema «alla francese» ben consolidato, soprattutto se farà bel tempo. Più ancora che a Reggio, «Fo.To» non vuole mettere steccati né differenze tra i vari usi, più o meno consapevoli, della fotografia. Se l'arte è in genere ben poco democratica, la fotografia si propone l'esatto contrario. Una vivacità culturale che non ha paragoni, se si parla di linguaggi esclusivi ed elitari. Per una volta non è il mercato a dettare le regole: si va a vedere un festival, una kermesse, non soltanto una mostra. A mostrare gradimento sarà il pubblico, poco importa se le contrattazioni non saranno così rilevanti né si muoveranno troppi denari.

Si può anche ragionare in termini meramente culturali: la fotografia piace, interessa, diverte, incuriosisce. Ci fa essere tutti piccoli maestri, anche solo quando postiamo i nostri scatti su Instagram. Il principio, insomma, è quello della condivisione.

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