Un giornalista, una testata. Era così, Emilio Fede: come quei centravanti che fanno reparto da soli. Lui faceva il tg da solo, con la sua faccia di gomma, anche in seguito ai lifting, e la sua faccia tosta. Quella che faceva imbufalire gli avversari politici, tanto che in Aprile Nanni Moretti s’irritava proprio vedendo il Tg4, un po’ notiziario e un po’ commedia dell’arte. Direttore, conduttore, caporedattore e selezionatore di collaboratori e collaboratrici. Ieri mattina Silvio Berlusconi l’aveva chiamato per esprimergli solidarietà a proposito dell’accusa di essersi presentato in una banca di Lugano con una valigetta contenente 2 milioni e mezzo di euro, respinta perché in odore di riciclaggio. Ma i rapporti con il Cavaliere si erano raffreddati da quando era trapelato che Fede aveva stornato una parte del denaro chiesto in prestito per Lele Mora. Da allora si aspettava il suo abbandono della direzione del Tg4, più volte annunciato e solo di recente confermato per giugno prossimo. Stentava a ritrovare una propria autorevolezza dopo che era finito nelle pieghe del processo Ruby, lui che l’aveva individuata e reclutata a un concorso di bellezza.
Siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, dov’era nato nel giugno del 1931, Fede viene assunto in Rai nel ’61. Tre anni più tardi sposa Diana De Feo, figlia di Italo, allora vicepresidente della Tv di Stato, e tuttora sua moglie. A lungo inviato in Africa, quando ritorna in Italia a seguito di una malattia e, secondo le malelingue, anche a causa di un contenzioso relativo a spese di viaggio eccessive (di qui il soprannome di «Sciupone l’Africano»), entra nella redazione di Tv7. Nel ’76 diventa conduttore del Tg1 e 5 anni più tardi è nominato direttore. C’è lui al timone del primo telegiornale italiano quando, davanti a un’Italia attonita, si consuma in diretta la tragedia di Alfredino Rampi. Ma qualche anno dopo, in seguito a un processo per gioco d’azzardo (che lo vedrà assolto), il rapporto con la Rai s’interrompe. Dopo un purgatorio a ReteA, nell’89 approda alla Fininvest. Due anni più tardi, il 17 gennaio 1991, è il primo ad annunciare lo scoppio della Guerra del Golfo da Studio aperto.
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