Cultura e Spettacoli

Così, a colpi di missive, Rilke tratteggiò il senso della letteratura

Il carteggio tra lo scrittore e Franz Xaver Kappus è un fondametale distillato di riflessioni sull'arte

Così, a colpi di missive, Rilke tratteggiò il senso della letteratura

Aveva appena terminato la biografia di Rodin, era il 1902, dicembre, quando gli fu recapitata la lettera di un ragazzo, il diciottenne Franz Xaver Kappus. La biografia era dedicata a Clara Westhoff, la moglie, scultrice, allieva del grande Rodin. Si erano sposati il 28 aprile del 1901, a Brema; l'11 dicembre era nata Ruth, la loro bambina. Dopo un paio di mesi, Rilke risponde a Kappus, il ragazzo, in modo risoluto: «Mi chiede se i suoi versi sono buoni. Lo chiede a me. Prima lo ha chiesto ad altri. Li manda alle riviste. Li confronta con altre poesie e si inquieta se certe redazioni respingono i suoi tentativi. Ora la prego di abbandonare tutto questo Si immerga dentro di sé. Indaghi la ragione che le impone di scrivere Si immerga dentro di sé e sondi le profondità da cui sgorga la sua vita; alla sua fonte troverà la risposta se deve creare». Nasce da qui, dall'aut aut che impone l'arte dedizione suprema al verbo o smercio di sé, tensione religiosa all'opera o vita da operai dell'intelletto, fuga dal mondo o mondanità , un breve rapporto epistolare, che conta una decina di lettere e termina nel 1908. Rilke non scriverà mai più a quel ragazzo, non gli interessa accogliere allievi, per il poeta le relazioni esistono per essere recise, e quelle lettere come le altre, ad altri, tantissime , dai «tratti chiari, belli e sicuri», fluviali e perfette, non sanciscono alcuna amicizia. Sommergono per eccesso, sono un possente esercizio di stile, un monologo, in fondo, il metodo attraverso cui Rilke raffina il proprio pensiero.

Nell'oceanico epistolario di Rilke, le lettere a Kappus sono quelle più nitide, con concetti facilmente memorabili, costituiscono quasi un codice, gli esercizi spirituali per l'artista ispirato: «Le opere d'arte sono di una solitudine infinita e niente è meno adatto a raggiungerle della critica. Solo l'amore può comprenderle e reggerle ed essere giusto nei loro confronti»; «Essere artisti significa: non calcolare né contare; maturare come l'albero»; «Noi dobbiamo attenerci al difficile»; «Solo chi è pronto a tutto, chi non esclude niente, nemmeno quanto vi è di più enigmatico consumerà fino in fondo la propria esistenza». Kappus raccoglierà quelle Lettere a un giovane poeta nel 1929; Rilke era morto da tre anni.

Il libro riscosse un successo generale, generico, più ampio delle poesie di Rainer: in Italia la prima edizione, a cura di Guglielmo degli Ubertis, è del 1944; seguono Vallecchi traduce Leone Traverso , Adelphi, Mondadori, Mattioli La nuova versione edita da il Saggiatore ricalca quella Wallstein Verlag del 2019, a cura di Erich Unglaub, con l'aggiunta di un'introduzione di Valerio Magrelli (pagg. 170, euro 19). L'idea beata di pubblicare anche le lettere di Franz Xaver Kappus non sortisce altro effetto che quello di leggere con maggior gusto Rilke. Kappus è una mera spalla, un pretesto poetico, passato alla storia, appunto, per essere stato il casuale interlocutore di Rilke. Morto a Berlino nel 1966, Kappus non riuscì a mettere in pratica l'ardua regola imposta dal poeta («essere coraggiosi verso quanto di più strano, bizzarro e inspiegabile ci possa capitare»): figlio di un ufficiale dell'esercito, fece la carriera militare, si diede al giornalismo, fu tra i fondatori, nel 1945, del partito liberal-democratico tedesco. Fu pure poeta e scrittore, per diletto. Kappus restò per sempre il «giovane poeta» a cui Rilke aveva inviato, molti anni prima, certe lettere, acclamate.

Nella postfazione informatissima Unglaub ci avvisa che le Lettere a un giovane poeta furono il «fondamento intellettuale» degli «attori di cinema e di teatro che si sono formati all'Actors Studio di New York», che per Dustin Hoffmann «sono la mia Bibbia», che Lady Gaga «si è fatta tatuare un passo del libro sul braccio sinistro». Rilievi sinistri. Rilke era generoso, affabile, ma corazzato nel prodigio; coltivava legami con donne che si consegnavano al suo genio e dovevano obbedire ai suoi silenzi, Lou Salomé, Baladine Klossowska, Magda von Hattingberg, Nanny Wunderly Nelle lettere, con insistenza livida, Rilke impone la solitudine come sola necessità: «Di questo abbiamo bisogno, solitudine, grande solitudine interiore. Andare-dentro-di-sé e non incontrare nessuno per ore: si deve essere in grado di raggiungere questo. Essere soli come lo si era da bambini...». In effetti, praticò la solitudine con efficacia violenta: il poeta si separa dalla moglie quasi subito, nella primavera del 1919 incontra per l'ultima volta la figlia Ruth, ha diciotto anni. Rifiuta di andare al suo matrimonio, contratto con Carl Sieber il 18 maggio del 1922; non conoscerà mai la nipote Christine, nata nel 1923. Fece della poesia un idolo, esteta ed eresiarca: ma il poeta sa uccidere tutti gli dèi, altrimenti ne è schiavo; la sua è un'obbedienza ulteriore.

Le lettere, infine, furono vendute all'asta, il 20 ottobre del 1953: da allora, in favore di leggenda, «nessuno ha più visto i manoscritti originali» (Unglaub). Secondo alcuni «Kappus mise all'asta le lettere... a beneficio della figlia di Rilke, che si trovava in difficoltà».

Sarebbe una storia pia, azzurra, incapace di redimere la crudeltà del poeta, perfino atletica.

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