Così sarebbe "Due di due" moltiplicato per trent'anni

Andrea De Carlo ripercorre la vita del suo romanzo che uscì nel 1989. E immagina come riscriverlo oggi

Così sarebbe "Due di due" moltiplicato per trent'anni

Due di due compie trent'anni dalla sua prima pubblicazione, e per celebrare questa ricorrenza uscirà con La nave di Teseo in un'edizione speciale, arricchita da una trentina di miei disegni a matite colorate. Non volevo illustrare scene particolari né ritrarre i personaggi, per non interferire con l'immaginazione dei lettori, ma piuttosto rappresentare alcune delle atmosfere e situazioni che mi tornano in mente ripensando a quando l'avevo scritto. La storia racconta dell'amicizia straordinaria tra due ragazzi milanesi dai caratteri opposti e complementari che si conoscono al liceo, poco prima del '68. Le loro vite nel corso di vent'anni si allontanano e riavvicinano come succede nelle amicizie particolarmente intense, nella consapevolezza crescente che solo quando sono insieme ognuno dei due riesce a essere veramente se stesso. Chi ha bisogno di trovare etichette lo ha definito un romanzo di formazione, ma per me è anche un romanzo sentimentale e a suo modo politico, in cui le idee libertarie e utopistiche di Mario e Guido, i due protagonisti, sono altrettanto importanti delle loro vicende. Dal 1989 a oggi ha avuto non so più quante edizioni, è stato tradotto in molte lingue e ha passato da tempo il milione di copie vendute. È bello quando un romanzo viene condiviso da sempre nuove generazioni di lettori, ma lo è ancora di più quando finisce col diventare un interlocutore, un amico che li accompagna nella vita.

A dire la verità, mentre lo scrivevo ero convinto che sarebbe stato letto solo da chi aveva vissuto le esperienze di Mario e Guido, e le mie. Non mi preoccupava l'idea di avere un pubblico ridotto, perché la storia che stavo raccontando aveva una sua urgenza inarrestabile, i due protagonisti mi sollecitavano senza tregua con le loro voci, i loro gesti, le loro opinioni irrequiete e polemiche.

Quando Due di due è uscito è stato largamente ignorato dalla critica, che dopo l'infatuazione per i miei primi due romanzi aveva preso le distanze appena avevo raggiunto il successo commerciale con Macno, la storia di un uomo di televisione che arriva a conquistare un paese disilluso della politica, grazie a un uso disinvolto ed efficace degli strumenti di comunicazione di massa. Forse i critici non sapevano bene che posizione prendere rispetto allo spirito anarcoide dei miei due protagonisti, ed è possibile che li mettesse a disagio la loro insofferenza per qualunque ideologia totalitaria, per niente allineata ai canoni della critica marxista che dominava ancora il mondo delle lettere italiane (e non solo). Quanto alle vendite, erano state maggiori di quanto mi aspettassi, anche se non tali da farlo classificare come un vero bestseller. Però è successo che molti dei primi lettori si ritrovassero fortemente nella mia storia, e avessero l'impulso di condividerla con le persone più vicine. Ho cominciato a ricevere lettere di ragazze che mi dicevano di averlo regalato al loro fidanzato e viceversa, di ragazzi che lo avevano prestato al loro migliore amico, di genitori che lo avevano visto in mano ai figli (che abitualmente non leggevano) e avevano voluto capire quali fossero le ragioni del loro interesse, di insegnanti che lo avevano scoperto perché i loro studenti lo leggevano di nascosto sotto il banco. Più avanti ci sono stati insegnanti che l'hanno consigliarlo ai propri allievi, e genitori che l'hanno passato ai propri figli, in un processo di condivisione che non si è mai fermato, e che oggi è più vivo che mai. Una volta ho incontrato a Venezia tre generazioni di lettrici della stessa famiglia: nonna, madre e nipote. Ho incontrato anche persone che mi hanno raccontato di aver cambiato percorso di vita a causa del mio libro: alcune hanno cambiato città o lavoro o partner, alcune sono andate a vivere in campagna, un lettore dopo aver studiato legge aveva deciso di seguire la sua vera passione e dedicarsi alla costruzione di bellissime chitarre invece di fare l'avvocato. Altri mi hanno chiesto, e mi chiedono ancora, se i miei personaggi siano reali, o chi me li abbia ispirati; a costo di deluderli devo spiegare ogni volta che i personaggi letterari (almeno quelli dei miei romanzi) hanno molte origini, anche se tra le varie fonti c'è quasi sempre in loro una buona parte di me. Altri lettori ancora sono andati alla ricerca dei luoghi in cui la mia storia è ambientata, benché alcuni siano reali, come il liceo Berchet di Milano, e altri immaginari, come la località umbra di Due Case, dove Mario va a costruire la sua vita di laborioso neo-contadino. Il fatto che questo romanzo venga vissuto con tanta partecipazione da parte di chi lo legge non finirà mai di colpirmi, e di comunicarmi un forte senso di responsabilità.

A volte mi sono chiesto come cambierebbe la storia di Due di due se mi trovassi a scriverla adesso. Alcune differenze mi vengono subito in mente: il fatto per esempio che i telefoni cellulari abbiano cambiato per sempre le interazioni tra esseri umani, e di conseguenza le trame possibili di qualsiasi romanzo ambientato ai nostri giorni. C'è internet, l'accesso illimitato a informazioni in tempo reale, moltiplicato per i miliardi di possibili temi di interesse. C'è il cambiamento dei nostri processi di informazione sul mondo, le nostre interazioni personali proiettate ben al di là della cerchia di persone con cui siamo direttamente a contatto. C'è l'offerta quasi illimitata di opzioni, la disponibilità di quasi tutto in tempo quasi reale. Quanto sarebbe possibile oggi l'attenzione spasmodica con cui Mario e Guido cercavano di decifrare i testi delle canzoni che ascoltavano? O la meticolosità da miniaturisti con cui leggevano i risvolti dei libri e le note di copertina sui dischi? O la sistematicità da investigatori con cui cercavano di raccogliere informazioni sugli scrittori e i poeti e i cantanti che gli interessavano? La cura delle trascrizioni, l'importanza della grafia sono diventate in gran parte irrilevanti; come l'idea di saltare scuola per andare a vedere un film in un piccolo e fumoso cinema d'essai nel centro della città. Forse la differenza più cruciale consisterebbe però nel diverso valore che oggi si può attribuire a un incontro, alla percezione di unicità di una persona, di un rapporto. È probabile che si sia diffuso in ogni area delle nostre vite un senso di generale intercambiabilità, nel continuo e inarrestabile abbassamento della nostra soglia di attenzione. Siamo diventati molto più impazienti, molto più insofferenti ai racconti protratti e alle spiegazioni meticolose, molto meno disposti ad ascoltare, e ancora meno a sorprenderci di quello che ascoltiamo. Temo che sarebbe ben difficile provare oggi il senso di meraviglia e di partecipazione con cui Mario, ormai padre di famiglia radicato nella campagna umbra, leggeva le lettere che l'avventuroso Guido gli scriveva dall'Australia. O sopravvivere ai vuoti di settimane e mesi nella comunicazione come facevano i miei due protagonisti, quando le lettere e il telefono fisso erano gli unici strumenti con cui persone distanti potevano restare in collegamento tra loro. Chi sarebbe disposto a sopportare senza offendersi e troncare ogni rapporto le loro attese, colme di congetture e apprensioni; chi proverebbe la stessa gioia per un inaspettato ritrovarsi?

Per non dire che sarebbe ben più difficile per Mario e Guido essere dei ribelli, quando quasi ogni forma immaginabile di trasgressione è stata inglobata e messa in vendita sugli scaffali del grande supermercato pornografico-consumista della nostra società. Nel periodo in cui la vicenda di Due di due inizia bastava avere i capelli un po' più lunghi del solito, o indossare una camicia colorata o un paio di stivaletti come quelli dei Beatles, per dissociarsi dalla massa degli ordinari cittadini; oggi anche ricoprirsi di tatuaggi fino al collo o traforarsi la faccia di piercing non permette di uscire dal gregge, ma solo di scegliere un gregge specifico di cui fare parte. Tutto è diventato mainstream, e le canzoni dei Rolling Stones sono diventate colonne sonore per le pubblicità televisive di biscotti da prima colazione. È un'impresa trovare libri, film, musiche che non siano largamente condivisi, figuriamoci che provochino scandalo o condanna.

Due di due non è affatto una storia nostalgica: come Mario e Guido non tornerei indietro nel tempo neanche con un fucile puntato.

Però mi piacerebbe trovare più spesso l'attenzione critica, la curiosità instancabile, lo spirito indipendente, il rifiuto delle formule pronte dei miei due protagonisti. Ma erano rari quando loro avevano sedici anni, e sono ancora più rari oggi.

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