Cultura e Spettacoli

La crisi dell'Europa nel mito di Parsifal

Nella parabola del cavaliere, i sintomi della difficile condizione del Vecchio continente, affondato dal materialismo

La crisi dell'Europa nel mito di Parsifal

Parsifal, Parzival (alla tedesca), o Perceval (alla francese) è il nome che dal XII secolo assume nell'Europa continentale il personaggio mitologico noto nella cultura celtica col nome di Peredur, e presente con altri nomi in diverse culture del mondo.

Esso corrisponde alla figura archetipica, universale e da sempre presente, dell'uomo figlio di un padre assente (generalmente un guerriero perito nel compimento delle sue imprese), e cresciuto poi dalla madre, o da altre donne, spesso esperte nei saperi spirituali e materiali della terra e delle cose (corrispondenti in gran parte a ciò che in antropologia si chiama cultura materiale).

Di qui la sua estrema attualità per l'Occidente oggi, civiltà chiamata già da più di quarant'anni the fatherless society, per la sempre più diffusa assenza paterna (la maggioranza degli americani è cresciuta in una casa senza padre), a causa di molteplici ragioni di cui citiamo qui, a titolo di parzialissimo esempio, i milioni di uomini morti nelle guerre mondiali del secolo scorso, e la legalizzazione e diffusione del divorzio dopo la fine della II guerra mondiale. Di qui anche la forte presenza dell'archetipo nell'inconscio collettivo contemporaneo, e quindi nella vita di tanti uomini dove rappresenta, volta a volta, una nostalgia, una speranza, una via di uscita.

A questo aspetto identitario si aggiunge quello formativo. Parsifal è il nome che questo archetipo maschile assume da quando lascia la madre a quando diventa sovrano del Graal (archetipo cristiano del Sé), cioè guida di se stesso. In questo drammatico percorso di formazione Parsifal poggia sulla principale forza del suo essere: la sua purezza, perfetto impasto di ignoranza e indifferenza verso le ambizioni del mondo (dalle quali la madre per proteggerlo lo ha tenuto lontano), e di coraggio nel perseguire i propri ideali, spesso più intuiti che realmente conosciuti. Caratteristiche, queste, di un maschile dotato di forti richieste spirituali.

È proprio questa ricerca di spirito a spingere Parsifal a fuggire dalla madre, che per amore possessivo lo chiude in una dimensione di soddisfazione dei soli bisogni materiali, per correre verso il mondo paterno della cavalleria. Quel mondo però è ora in gran parte corrotto da aspirazioni e stili di vita interamente materialistici, drammaticamente vuoti. I valori della cavalleria sono languenti nelle grandi corti di Artù e del Graal, e sopravvivono nella piccola corte di provincia e nella coscienza solitaria dell'eremita. Parsifal sperimenta così un vissuto assai frequente oggi in molti giovani senza padre, o con un padre debole e a sua volta dipendente dalla madre. Vale a dire la loro delusione verso le istituzioni del potere, intrise di gretto materialismo.

La vicenda di Parsifal (almeno nel mio racconto, ispirato a quello del trovatore tedesco Wolfram von Eschenbach) è una sorta di messaggio nella bottiglia che la civiltà cortese delle corti d'amore occitaniche mandò ai secoli successivi quando fu attaccata e distrutta dall'alleanza tra lo Stato francese e la Chiesa, che lanciò addirittura una Crociata (l'unica nelle terre d'Europa) contro di essa.

Il Perceval di Chrétien de Troyes, il primo a collocare questa figura nella vicenda arturiana della crisi del mondo cavalleresco, è attorno al 1180; nel 1208, dopo molti tentennamenti da parte ecclesiastica e pressioni da parte francese, papa Innocenzo III invita i vescovi «a prendere la croce» contro le Corti d'amore occitaniche accusate di proteggere gli eretici catari e albigesi. Contemporaneamente il poeta tedesco Wolfram von Eschenbach scrive il Parzival, l'opera che interpreta la ricerca esistenziale del giovane cavaliere come rifiuto e rigenerazione della visione civile e religiosa dominante, raffigurata nelle corti di Artù e di Amfortas.

Perché questa trasformazione avvenisse, occorreva che Parsifal, e con lui il mondo, prendessero coscienza di alcuni aspetti dell'esistenza. Decisiva nella storia è la scoperta di come l'elemento femminile, e la donna che lo incarna e rappresenta, sia immagine vivente dell'anima dell'uomo, e quindi del rapporto col divino. Senza il riconoscimento di questa sacralità del femminile e del rapporto uomo-donna la terra è destinata a morire, in tetra desolazione. Se l'uomo non riconosce l'aspetto trascendente dell'anima, e non sperimenta personalmente la forza di ispirazione del femminile, rimane prigioniero della madre biologica che continuerà a cercare nelle altre donne, dipendente come un bambino.

Nella forte riproposizione dell'anima e del femminile fatta dalla civiltà cortese e da Parsifal c'è l'intuizione dei pericoli che la minacciavano negli orientamenti razionalisti e materialisti del potere in Europa.

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