La dance di Guetta fa ballare il mondo

La star pubblica il disco «7» e confessa: "Sconvolto dalla morte di Avicii"

La dance di Guetta fa ballare il mondo

Mica solo deejay e produttore per la bellezza di cinquanta milioni di copie vendute: David Guetta è pure una piattaforma di lancio per altri artisti. Prendete il nuovo disco 7, che al momento è il più venduto al mondo su iTunes: ci sono 14 brani ma anche altri 23 grandi nomi tra popstar come Justin Bieber, Sia o Jason Derulo e deejay tipo Black Coffee o Martin Garrix e Steve Aoki. In poche parole, è una garanzia di successo: «Per dieci anni ho provato a combinare dance e pop», riassume prima di precisare che «il talento è solo il 20 per cento del successo, l'80 per cento dipende dal lavoro e dall'impegno che ci metti».

Lui, che è un maestro dell'electronic dance music, cerca le melodie, scrive i brani, ricama le basi musicali e poi le affida alla voce giusta. Ad esempio, il nuovo singolo di questo 7 è Don't leave me alone nel quale canta l'inglese Anne-Marie, che ha già collaborato con Rudimental e Clean Bandit e ha girato l'Europa con Ed Sheeran. E in Para que te quedes c'è J Balvin, il colombiano che l'anno scorso con Willy William ha invaso il mondo con il tormentone Mi gente. In più, Goodbye con Jason Derulo, Nicki Minaj e Willy William, richiama chiaramente Con te partirò cantata da Andrea Bocelli, «anche se non gli ho chiesto di collaborare, l'unico italiano a cui lo abbia chiesto è stato Ennio Morricone ma lui era impegnato in tour: e poi con gli italiani c'è la barriera della lingua, proprio come con i miei francesi: nel mondo funzionano solo inglese e spagnolo».

Insomma, a quasi 50 anni Guetta è un re mida della musica che è partito dai piccoli locali di Parigi per vincere due Grammy Award e diventare il testimonial di un'epoca. «È bello avere successo ma, quando ce l'hai, ti senti intrappolato. Se hai paura di perderlo, stai troppo attento e non sei spontaneo. Se non sei spontaneo, perdi il successo». Come si capisce, è un cul de sac, per dirla alla francese come lui (che parla un inglese fluidissimo). Dopotutto, come spiega, «faccio il miglior mestiere del mondo, suono davanti a diecimila persone adoranti, uso aerei privati ma sono sempre solo. Come tutti noi, ho alti e bassi e capita di essere depresso». In fondo, c'è da capire perché il dramma di Avicii, anche lui deejay planetario morto giovanissimo pochi mesi fa, «ha sconvolto la nostra comunità. A me ha fatto molto riflettere perché so cosa significhi vivere sotto pressione, che è come una droga: non la sopporti ma la cerchi. L'ultima volta che ho parlato con Avicii ho capito che era al limite». David Guetta parla su di una limousine che lo trasporta da una radio all'altra di Milano in uno di quei frenetici tour promozionali ai quali è ormai abituato. Però è sorridente, quasi pacato.

Anche se «mi sento sempre un 22enne», ha due figli e una famiglia importante, visto che sua sorella Nathalie è attrice (anche in Don Matteo) e suo fratello Bernard è uno dei più autorevoli commentatori europei di geopolitica: «Ma tra di noi non parliamo mai di lavoro, la vera star della famiglia è nostro padre che sta per compiere 88 anni». Così si fa.

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