Marty e Bob si sono buttati a pesce in una nuova storia criminale a stelle&strisce. Attizzati da un particolare: invece di portare la figlioletta a vedere Mary Poppins, come da avvertenza materna, un padre killer della mafia s'infila con lei a vedere Il massacro di San Valentino, con Al Capone e un bel po' di gangster, regia di Robert Corman. Ma questo è un dettaglio per cinéfili, quali Martin Scorsese e Robert De Niro, l'uno impegnato nei restauri di note pellicole deteriorate, l'altro a capo del Tribeca Festival di New York.
L'ingrediente più ghiotto dell'ennesima storia «nera» d'America che ora riunisce il regista e l'attore è proprio lui, Frank Sheeran, detto «l'Irlandese», ovvero il padre che, al cinema e nella vita vera, preferiva il sangue allo zucchero. Uno che ha a che fare con la strana sparizione del chiacchierato sindacalista Jimmy Hoffa, ritratto da Jack Nicholson in un film di Danny De Vito del 1992. Il bello è che James Phillip Hoffa, boss classe 1913 del potente sindacato Teamster, un milione e mezzo di iscritti e simbolo che tuttora riunisce colletti blu e camionisti, il 30 luglio del '75 si è dissolto nel nulla e l'FBI continua a cercarlo, scavando dappertutto. E se il corpo non si trova e nessuno è condannato per omicidio, ecco che uno dei più celebri casi americani irrisolti, dove delitti e storia patria si mescolano nel calderone di Cosa Nostra, diventa film.
Parliamo di The Irishman, ufficialmente in pista produttiva: regia di Scorsese, che torna in squadra con Bob De Niro (Sheeran) e, per la prima volta, Al Pacino (Hoffa), senza farsi mancare Joe Pesci e Harvey Keitel. Un nuovo Goodfellas si profila, dunque, ma intanto De Niro, a dicembre scorso padre per la sesta volta, ha spiegato in un'intervista a MTV le grandi linee dell'ultimo capitolo del libro d'oro firmato Marty&Bob, dopo Mean Streets, Taxi Driver, Gangs of New York, Toro scatenato, Il re della commedia, Goodfellas e Casino. «L'idea era di fare un film che fosse una reminiscenza felliniana a metà tra 8 ½ e La dolce vita. Un film semiautobiografico in stile hollywoodiano, con un regista e il suo alter-ego immersi in esperienze che io e Marty abbiamo avuto. A quest'idea, sviluppata dallo sceneggiatore Eric Roth, s'è aggiunta quella della vera storia di Frank l'Irlandese Sheeran. E Steve Zallian (Gangs of New York, Cape Fear, ndr) la sta scrivendo», rivela la star. Insomma: un film nel film, con il Mago di Rimini ad aleggiare da una parte e un sindacalista-killer mafioso, realmente esistito, ad ancorare la vicenda, dove un cineasta e il suo divo svelano chi ha influito sulle loro esistenze, killer inclusi.
Ma chi è quest'irlandese di Cosa Nostra che De Niro porta sullo schermo e che ha fatto fuori, tra gli altri, il sindacalista Jimmy Hoffa, forse partecipando all'assassinio di J.F. Kennedy, visto che l'omicida Lee Oswald non era solo, a Dallas, nel '63? Lo spiega il libro di Charles Brandt I heard You Paint Houses, cioè: «Ho sentito che dipingi case», vale a dire «fai l'imbianchino», ossia ammazzi, fai schizzare sangue sulle pareti e poi ripulisci. È la prima frase in codice mafioso che Hoffa disse a Frank Sheeran e che lo stesso Sheeran riporta, nel libro-intervista a base del progetto Paramount. Il libro di Brandt, consulente di Scorsese per la sceneggiatura, è attendibile: lo prova un video in cui «l'Irlandese», morto nel 2003 a 83 anni - finito il libro, smise di alimentarsi e in sei settimane spirò -, certifica la veridicità dei suoi racconti. Suffragati dalle rivelazioni della figlia Dolores, oggi infermiera 55enne: era lei la bambina che doveva vedere Mary Poppins e invece si sorbì sangue e pallottole. «Mio padre era amico di Jimmy Hoffa, che gli regalò un orologio d'oro, tempestato di diamanti.
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