Cultura e Spettacoli

Dissacrare l'Olocausto? È una cosa divertentissima

Dissacrare l'Olocausto? È una cosa divertentissima

Sostenere che la gente sia stufa della retorica della Shoah è pericoloso. Può dirlo, senza retorica, e senza conseguenze, solo un ebreo. Già, ma come dirlo?

Con un romanzo. Concept: fare umorismo non sull'Olocausto, ma su come lo si racconta. Risultato: il romanzo Olocaustico (La Giuntina) di Alberto Caviglia, ebreo, romano, che di per sé farebbe il regista (nel 2015 alla Mostra del cinema di Venezia il suo falso documentario Pecore in erba piacque moltissimo, e sorprendentemente è riuscito anche a non farsi espellere dalla Comunità ebraica) ma ora ha deciso di darsi alla narrativa. E ha fatto bene.

Olocaustico - il titolo è molto azzeccato - narra di David Piperno, un giovane ebreo romano, guarda il caso..., il quale vorrebbe fare il regista, appunto, che si trova a studiare a Tel Aviv e intanto, mentre aspetta la grande occasione nel mondo del cinema, accetta di girare videointerviste ai sopravvissuti della Shoah per il museo Yad Vashem di Gerusalemme. Ma quando l'ultimo superstite muore (la storia è ambientata tra qualche anno), per tenersi il lavoro s'inventa l'ultimo sopravvissuto, un homeless opportunamente istruito, che fa la gioia dello Stato d'Israele. Se non che qualcuno si accorge che qualcosa non torna nel suo racconto. E i sospetti, attraverso la Rete e lungo i social, diventano catastrofi. E fu così che nel 2023, ultima tessera di un domino tragicomico di fake news, una risoluzione Onu sancì che: «La presunta persecuzione razziale ai danni degli ebrei nell'ambito della Seconda guerra mondiale è destituita di ogni fondamento»... E le ultime 150 pagine, ve le leggete voi. L'importante è sapere che usare la satira per parlare della Shoah, si può. Basta non cancellare la memoria, perché è da quella crepa che s'insinua il revisionismo.

Per il resto, da segnalare alcuni passi notevoli del romanzo: i dialoghi tra il protagonista e i suoi amici immaginari, fra cui Philip Roth; le telefonate con la mamma italiana; la lista dei ringraziamenti che si prepara mentalmente per il giorno dell'Oscar; e l'apertura, al posto del Binario 21 alla Stazione centrale di Milano, di un punto vendita Decathlon.

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