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Dottor Strange nel multiverso della follia è un'epopea horror

Arriva al cinema Dottor Strange nel multiverso della follia, nuovo capitolo dell'universo Marvel in cui Benedict Cumberbatch si trova a fronteggiare l'horror

Dottor Strange nel multiverso della follia è un'epopea horror

Arriverà in sala il 4 maggio Dottor Strange nel multiverso della follia, il nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe che segue l'uscita di Spider-Man: No way home. Benedict Cumberbatch riprende il ruolo dello stregone di New York che, ancora una volta, deve affrontare la minaccia del multiverso. Questo perché esiste una ragazza (Xochitl Gomez) che è in grado di muoversi fisicamente tra i vari universi e il suo potere attira l'attenzione di Scarlett Witch (Elizabeth Olsen), che ancora non ha superato il trauma che l'ha travolta. Questi sono i soli dettagli di trama che è necessario conoscere per tuffarsi all'interno di una narrazione multidimensionale che è piena di sorprese e di svolte che meritano di essere scoperte man mano che la visione procede.

Dottor Strange nel multiverso della follia: un'apoteosi horror

Ambientato dopo i fatti dell'ultimo capitolo dedicato a Spider-Man, ma anche dopo ciò che è stato mostrato nella serie Wanda/Vision, Dottor Strange nel multiverso della follia è l'ennesimo puzzle di un universo cinematografico che non mostra alcuna volontà di fermarsi e che, anzi, continua ad espandersi come la proverbiale macchia d'olio. Diretto da Sam Raimi - regista a cui si deve la prima trilogia dedicata a Spider-Man interpretato da Tobey Maguire - il nuovo film di casa Marvel sembra proseguire il percorso iniziato recentemente da Moon Knight, quello cioè che non ha paura di addentrarsi nelle sfumature horror. In questo nuovo capitolo dell'universo Marvel, infatti, sembra venir messa da parte quell'aurea comica e sarcastica che da sempre accompagna il cosiddetto MCU. Sebbene non manchino battute e dialoghi messi per stemperare la tensione con dell'ironia a ogni costo, in questo caso non è il tono privilegiato del racconto.

Questo probabilmente perché il vero centro emotivo del film non è l'eroismo con cui Dottor Strange vuole salvare il mondo da una minaccia multidimensionale, ma è Wanda/Scarlett Witch. Elizabeth Olsen, in questo senso, riesce senza dubbio a regalare agli spettatori quel tipo di interpretazione che vale una carriera. La strega che porta sul grande schermo è una donna distrutta, piena di crepe da cui l'oscurità è potuta entrare, macchiando un cuore già profondamente spezzato. Con le sue dita nere e i suoi occhi rossi, Scarlett Witch diventa il simbolo di un male che non è veramente maligno, che non affonda le radici nella crudeltà gratuita, ma nella disperazione. Su tutto il film, dunque, grava tantissimo questo senso di struggente tristezza, questa impossibilità di accettare l'inaccettabile.

Sam Raimi sembra consapevole che la vera protagonista di questa operazione cinematografica è Wanda, al punto da renderla iconografica in ogni scena in cui appare. E sul corpo di Elizabeth Olsen il regista dipinge la lunga tradizione del cinema horror, che passa da Stephen King e il suo Carrie, fino al classico L'Esorcista di William Friedkin. Dottor Strange nel multiverso della follia diventa un omaggio continuo al cinema dell'orrore classico, quello che è stato in grado di creare un immaginario collettivo: dai morti viventi di Romero fino alla rilettura del classico di Mary Shelley Frankenstein. Ricreare e omaggiare il cinema horror del passato permette a Sam Raimi di giocare coi registri narrativi mentre sullo schermo si gioca coi piani dimensionali, creando una sorta di esperienza metacinematografica che intrattiene e sorprende proprio per il suo non somigliare a nessun altro film Marvel visto nel corso di questi anni.

Per i fan più accaniti dell'universo Marvel, il film di Sam Raimi non lesinerà su colpi di scena e sorprese e, nell'insieme, si mostrerà al pubblico come una pellicola che ripropone l'archetipo eroe/mentore, ma anche come una riflessione sull'identità del mostro, chiedendosi se esistono giustificazioni o comprensioni per chi diventa cattivo perché ha perso ciò che lo rende umano.

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